È polemica dopo le dichiarazioni di Fondazione Gimbe sulle liste d’attesa nella sanità pubblica. L’ente di ricerca scientifica e osservatorio sul servizio sanitario nazionale, guidato da Nino Cartabellotta, ha mostrato preoccupazione per il ritardo sull’emanazione dei decreti attuativi della legge destinata a ridurre i tempi per accedere alle prestazioni diagnostiche. La norma, presentata con carattere d’urgenza dal governo Meloni a giugno, prima della elezioni Europee, sarebbe ferma. Fratelli d’Italia attacca e parla di falsità. Tuttavia, dati alla mano, è lo stesso Dipartimento per il programma di governo ad attestare che solo uno sei decreti attuativi è stato adottato. Degli altri, per due non è stata definita alcuna scadenza, due sono scaduti da 4 mesi e un altro da 5 mesi.

Le reazioni – Dura la reazione di Fratelli d’Italia. Il presidente della Commissione sanità e lavoro, il senatore Franco Zaffini, ha definito «fake news» quelle di Fondazioni Gimbe, e «strumentalizzazioni dei comunisti e dei loro cavalier serventi». Un rifiuto netto delle accuse, un attacco all’autorevolezza di Gimbe: «Ormai mentire sul nostro Sistema sanitario nazionale è quasi diventato uno sport amatoriale». Zaffini ha spiegato, infatti, come oltre al decreto (l’unico) approvato, altri provvedimenti sarebbero in fase di elaborazione presso la Conferenza Stato-Regioni, con tempistiche «senza precedenti». Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha inasprito le polemiche: «La Fondazione Gimbe condiziona il dibattito sulla sanità ed ha diffuso notizie che alla verifica si sono rivelate infondate. Chi c’è dietro questa fondazione? Chi è Cartabellotta? Perché agisce in questa maniera? Quali interessi intende tutelare? Ha ragione Zaffini. Chi avvelena il dibattito in questo modo si assume una grave responsabilità. E genera indignazione. Inutile smentirli, come ha fatto Zaffini, con dati di fatto alla mano».

La risposta – I dati, però, dicono altro. «La storia parlamentare insegna che i decreti attuativi spesso si perdono tra valutazioni tecniche, attriti politici e lungaggini burocratiche, rendendo impossibile applicare le misure previste», ha spiegato Cartabellotta. «Abbiamo condotto un’analisi indipendente sullo stato di avanzamento della legge, con l’obiettivo di identificarne le criticità di attuazione e informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico. Questo per evitare aspettative irrealistiche e tracciare un confine netto tra realtà e propaganda». Con un post su X Cartabellotta ha risposto alle accuse con parole di Winston Churchill: «La verità è incontrovertibile».

Il sostegno – Solidarietà per Cartabellotta da parte delle opposizioni. Il presidente del M5S Giuseppe Conte sottolinea le contraddizioni nelle parola di Fratelli d’Italia: «La cosa comica (ma anche squallida) è che nello stesso comunicato in cui attacca tutti, Fratelli d’Italia ammette che è stato approvato solo un decreto». Sostegno anche da parte di giornalisti che ringraziano per il lavoro di analisi condotto da Gimbe. Sigfrido Ranucci ha sottolineato che «Cartabellotta fotografa con i dati quello che le telecamere di Report fotografano nei pronto soccorso del Paese da anni». Nello Scavo di Avvenire ha ricordato che «Cartabellotta andrebbe ringraziato per il bene che vuole al Servizio sanitario nazionale».

La legge – Il decreto-legge anti liste di attesa, convertito in legge il 29 luglio 2024, era stato presentato pochi giorni prima delle elezioni europee di giugno come una mini riforma del Sistema sanitario nazionale. Non pochi, al tempo, avevano letto la mossa come propaganda elettorale. Nell’intento del ministro della Salute Orazio Schillaci, tuttavia, la legge avrebbe dovuto aumentare in breve tempo l’efficienza del servizio sanitario nazionale. Tra le misure sarebbe prevista una modalità di monitoraggio più efficace, attraverso l’istituzione di un Organismo ministeriale e l’identificazione di un Responsabile unico regionale. Il suo compito sarebbe quello di individuare gli interventi per correggere i problemi emersi dai controlli dell’Organismo. L’intento dichiarato dal governo è quello di garantire ai cittadini prestazioni mediche nei tempi previsti (sulla base delle classe di priorità individuate nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa), anche con il ricorso all’intramoenia o al privato, nel caso di impossibilità a rispettare i tempi attraverso il servizio pubblico. Al cittadino sarebbe richiesto comunque solo il pagamento del ticket, e al professionista la detassazione delle prestazioni aggiuntive eseguite per ridurre le liste d’attesa. Inoltre, niente più tetto di spesa per le assunzioni di personale per il 2025. Questa, almeno, era la speranza, in attesa della legge di Bilancio, poi approvata dal Parlamento il 30 dicembre.
La domanda e il dubbio principale, al tempo, riguardava proprio i finanziamenti e i decreti attuativi. Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed aveva dichiarato a ilfattoquotidiano.it: «Se si tratterà di stanziamenti extra, allora tutte queste norme acquisiranno un senso. Altrimenti vuol dire che, senza fondi ulteriori, i soldi dovranno essere prelevati dal Fondo sanitario nazionale, che già piange in termini economici». E ancora: «Le liste d’attesa sono l’effetto di problemi più grandi, che non possono essere risolti da un giorno all’altro. Interventi come questi possono calmierare, ma sono solo pezze. Per risolvere i problemi alla radice, bisogna investire risorse economiche sul personale e sull’organizzazione sanitaria». A sei mesi dall’approvazione della norma, commenta Di Silverio: «L’unica cosa che effettivamente è stata avviata è la detassazione delle prestazioni orarie aggiuntive dei medici, ma questa sta servendo soprattutto a sopperire all’endemica carenza di personale che affligge il Ssn».