Le piacciono il blu elettrico, il rossetto rosso e i gatti. Lucia Azzolina, 38 anni il 25 agosto è la ministra dell’Istruzione in carica da gennaio 2020. In squadra con il Movimento 5 Stelle, la prima professoressa d’Italia è stata al centro del dibattito mediatico a causa delle promesse sul futuro della scuola e per le scelte prese durante la pandemia di Coronavirus. In soli quattro mesi è diventata uno dei volti più noti del governo Conte bis: la popolarità però si sa, ha il suo prezzo.

Chi è – Nata e cresciuta in Sicilia, precisamente a Floridia, un paese in provincia di Siracusa. L’assonanza tra il nome del paese di origine e lo Stato americano famoso per le improbabili camicie a fiori indossate dai pensionati che ci vanno a svernare, lascia pensare che proprio qui sia nato il gusto non eccelso della Nostra per la scelta degli abiti. Ma questo, diciamo, è un altro capitolo. Si diploma al liceo scientifico “Leonardo Da Vinci” di Floridia e poi passa all’Università di Catania dove frequenta la facoltà di Filosofia specializzandosi in Storia della Filosofia. A Catania segue il concorso per gli insegnanti e inizia la sua ascesa scolastica. Valigie in mano, nel 2008 emigra in Liguria, dove continua a insegnare come precaria nei licei di La Spezia e Sarzana e nel frattempo ottiene la specializzazione per l’insegnamento di sostegno a Pisa. Prima di spostarsi ancora e andare a Biella, città in cui la sua carriera si apre a una svolta politica, si iscrive e si laurea in Giurisprudenza all’Università di Pavia. Nel 2014 diventa insegnante di ruolo all’Istituto di Istruzione Superiore “Quintino Sella” di Biella.
La futura ministra si lancia per un paio di anni nell’attività sindacale tra Piemonte e Lombardia, occupandosi di diritto scolastico e di temi a lei cari come le «classi pollaio». Senza mai smettere di insegnare. Nel gennaio 2018, epoca non troppo lontana, si candida con il Movimento 5 Stelle alle Parlamentarie, le consultazione online dei Pentastellati per scegliere i propori candidati, per una parte della provincia di Alessandria. Risulta la donna più votata. Una posizione sul podio che le garantisce il secondo posto sul listino proporzionale e un’autostrada per il Parlamento. Il 19 marzo 2018 viene eletta deputata ed entra a far parte della Commissione Cultura, ma come se ciò non bastasse, Azzolina una e trina si iscrive e supera il concorso per diventare dirigente scolastico. Durante il suo mandato – in particolare – si è occupata ancora del tema delle «classi pollaio» avanzando una proposta di legge il 5 luglio 2018. Il sovraffollamento delle aule è un cruccio che purtroppo, durante la Covid, le si è ritorto contro.

Al governo – La sua fortuna politica è stata segnata anche dalle cadute dei predecessori. Il 16 settembre 2019 Azzolina è stata nominata sottosegretario di Stato al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Conte II sotto il ministero guidato da Lorenzo Fioramonti (M5S) dopo “l’eliminazione” dell’uscente ministro dell’Istruzione, il leghista Marco Bussetti. La saga per la scalata al palazzone di viale Trastevere non è finita. L’ormai ex ministro dell’Istruzione Fioramonti, deluso dagli insufficienti fondi stanziati nella manovra 2020 dal governo per la scuola, il 23 dicembre 2019 si dimette. Azzolina ottiene così la poltrona. Dopo il giuramento nelle mani di Sergio Mattarella la neo-ministra esprime la sua gioia sui Instagram: «La Scuola italiana funziona. Va migliorata, ma non stravolta. La scuola ha bisogno di cura, di semplificazione, di rapidità nelle decisioni, di visione. E di concretezza: farò in modo che il Ministero torni ad essere un punto di riferimento operativo per le scuole». Propositi perfetti che la pandemia ha definitivamente stravolto. La Sfinge, così come la chiamano i suoi colleghi ha portato avanti la sua carriera politica tra sfortune, epic fails e qualche soddisfazione.

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Ho da poco giurato come Ministra dell’Istruzione nelle mani del Presidente della Repubblica. Accanto a me c'era mia sorella, una delle persone che mi sono più care e con cui condivido sempre i momenti più importanti. Da oggi comincia un lavoro nuovo al @miursocial. Cambia il ruolo, aumentano le responsabilità, ma lo spirito è lo stesso con cui ho avviato la mia attività già da Sottosegretaria: determinazione, ascolto, tanta passione per un mondo che sento mio. E una convinzione: la scuola italiana funziona. Va migliorata, ma non stravolta. La scuola ha bisogno di cura, di semplificazione, di rapidità nelle decisioni, di visione. E di concretezza: farò in modo che il Ministero torni ad essere un punto di riferimento operativo per le scuole. Daremo supporto a chi tutti i giorni sta nelle segreterie, negli uffici di dirigenza, nelle classi e spesso deve correre dietro alla burocrazia, ai ricorsi, alle disfunzioni del sistema. Soprattutto metterò gli studenti al centro di ogni mia decisione. La scuola è per loro. Il lavoro da fare è da subito molto impegnativo. In questi giorni di transizione l’attività al Ministero non si è mai interrotta, perché i dossier lasciati in sospeso erano molti. Alcuni davvero prioritari. Nei commenti i dieci punti su cui mi sto già muovendo.

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Le polemiche – Scuola aperta o scuola chiusa? Plexiglas o plexiglass? È questo il dilemma direbbe William Shakespeare. La ministra si è trovata davanti a un inedito. La chiusura nazionale di tutti gli istituti. All’inizio sembrava possibile riaprire prima della fine dell’anno scolastico, poi il passo indietro. Prima l’idea di mettere paretine divisorie in plexiglas(s) nelle aule e poi la negazione. Prima era tutto sotto controllo con le lezioni a distanza, poi una task force dedicata alla scuola per capire come uscirne. Le critiche sulle sue posizioni altalenanti hanno iniziato ad alzare la temperatura ma la ministra è sempre «imperturbabile», dicono dal partito. Anche difronte agli striscioni in aula, nei quali veniva «bocciata» dall’opposizione, non si è scomposta. Tra le questioni più contestate la riapertura delle scuole, mai avvenuta e prevista per settembre (diversamente da altri Paesi europei come Germania, Francia e Portogallo) e l’esame di maturità «che anche quest’anno sarà serio» ha specificato Azzolina in aula. Gli esami di Stato inizieranno il 17 giugno con un colloquio in presenza, ma senza bocciati.

Lettere e presidi – Dopo questa decisione i presidi delle Scuole si sono ribellati e hanno richiesto e poi ottenuto, esami di recupero a settembre. Un professore di Diritto e economia di Sant’Agata Militello in provincia di Messina, Fabio Bonasera, ha scritto una lettera al vetriolo direttamente alla ministra: «Lucia Azzolina, non si alimenta un clima di terrore perenne per poi contraddirsi nei fatti e tirare fuori dal cilindro un esame di stato in presenza con prescrizioni da reparto malattie infettive. Ci vuole coerenza. Ci vuole chiarezza. Soprattutto, un leader, quale un ministro dovrebbe essere, dovrebbe mettere i propri uomini e le proprie donne nelle condizioni di rendere al meglio. Non al peggio delle proprie possibilità» continua Bonasera, «Questa è la scuola nella quale lei crede? Non so nemmeno se mai tornerà in classe o preferirà insistere nella carriera politica. Né so quale sia, oggettivamente, il male minore». La ministra è andata avanti, e nell’attesissimo decreto rilancio Giuseppe Conte ha anticipato l’investimento di un miliardo e 450 milioni di euro per far rientrare a scuola studenti e insegnanti, a fine estate e in sicurezza.

Piazze bollenti – I sindacati, vecchia gloria della Azzolina, non sono d’accordo sui calcoli per le nuove assunzioni. Sono scesi in piazza e hanno scioperato lo scorso 8 giugno. «La discussione sulla ripartenza è importante ma in grave ritardo» questo il parere del segretario della Cgil Maurizio Landini e del segretario della Flc Cgil Francesco Sinopoli. Poi sono arrivate le piccole gaffe, come la metafora dell’imbuto di Norimberga che è stata come pane per l’opposizione. La ministra ha chiarito tutto, ancora via Instagram, con grande eleganza: «Ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato ad infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni». Ancora fresca invece è l’inutile querelle con Matteo Salvini sulla “s” di troppo nel plexiglas. «Nessuno del Comitato tecnico-scientifico ha mai immaginato di chiudere gli studenti dentro cabine di sicurezza» ha dichiarato la ministra, quando a Bergamo già delle scuole si erano organizzate per rispondere a questa ipotesi iniziale del Miur. Ma questo è passato in secondo piano. L’interesse è deviato sul piccolo battibecco tra Salvini e Lucia Azzolina in merito a come si scrive il nome comune del polimetilmetacrilato: “plexiglas”, con una “s”, visto che si tratta di un marchio registrato poi passato nell’uso quotidiano perdendo la maiuscola originaria ma mantenendo una sola “s”.

Tra i suoi più grandi fans c’è sicuramente Pietro Senaldi, direttore di Libero: «Lucia Azzolina, avendo due lauree e insegnando in un liceo è considerata nel suo consesso una sorta di Pico della Mirandola. Con questa ministra, forse, la chiusura delle scuole è il minore dei danni, perché avere lei a capo del carrozzone è come andare a ripetizioni di congiuntivi da Di Maio e di inglese da Toninelli».

I social – Sempre truccata, Sfinge Azzolina non nasconde la sua femminilità (e fa benissimo). Tanti forse però non sanno che la ministra ha giocato anche a calcio, porta un orologione maschile ed è stata messa sotto scorta. Giovane e indiscutibilmente determinata ma soprattutto donna, Lucia Azzolina è bersagliata dalle critiche sui social, sempre feroci quando si tratta di giudicare le donne, soprattutto se giovani e carine. Attacchi sempre più violenti, volgari e pericolosi. Durante il lockdown la rabbia nei suoi confronti è arrivata fino alle minacce. Così dal 24 maggio è stata messa sotto scorta dalla Guardia di Finanza. Tra le richieste collegate al suo nome nei motori di ricerca compare un “Azzolina fisico”: questo la dice lunga sull’atteggiamento dei suoi critici, non serve ed è una vergogna. Nessuno si è mai preoccupato di sapere come indossa il costume Roberto Fico, però tanti ritengono giusto commentare le camicette della ministra. Lucia Azzolina può essere criticata per il suo lavoro e forse anche per il fatto di non essere una campionessa nel farsi i selfie, ma leggere tra i commenti al suo video-messaggio sulla chiusura delle scuole frazìsi come «sembra l’inizio di un porno», è imbarazzante per tutti, favorevoli o contrari all’azione della ministra in blu. O, almeno, dovrebbe esserlo.