Tre anni e sei mesi di reclusione. Oltre a una multa di 900 euro. Salvatore Buzzi, il «ras» delle cooperative, tra i principali indagati nell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale, chiede il patteggiamento. Ma la Procura di Roma – assicura – darà parere negativo.
Buzzi, assieme all’ex Nar Massimo Carminati, è, infatti, ritenuto a capo di un’associazione di stampo mafioso. E faceva già parte del gruppo dei primi 4 indagati per i quali il gip di Roma, Flavia Costantini, ha disposto il giudizio immediato e fissato al prossimo novembre l’inizio del processo.
Il tesoro di Buzzi
Il 16 giugno si aggiunge di un altro tassello l’ampio (e intricato) quadro dell’inchiesta su Mafia Capitale. Una notizia arrivata a un giorno di distanza dal sequestro dei beni ritenuti riconducibili proprio a Buzzi, a opera degli uomini della Guardia di Finanza. Un tesoro pari a circa 16 milioni di euro che, sommato al totale dei beni cautelati nell’ambito dell’operazione Mondo di mezzo, tra i provvedimenti emessi a dicembre e quelli a inizio giugno, supera i 360 milioni di euro.
Le pressioni su Marino
Nel frattempo, Mafia Capitale arriva al Riesame. E, a Roma, è assedio al sindaco Ignazio Marino. Dopo l’assemblea cittadina organizzata in Campidoglio dai Cinque Stelle per chiederne le dimissioni e la scelta della Lista Marchini, presente nel consiglio comunale della città, di autosospendersi «sino a fino a quando Marino, con un sussulto di dignità, annuncerà le sue dimissioni consentendo finalmente nuove elezioni».
Il rischio di scioglimento del Comune
D’altro canto, c’è tensione anche sulla relazione degli ispettori della prefettura in merito all’amministrazione romana dopo gli scandali di Mafia Capitale. Il documento dovrebbe arrivare a breve sulla scrivania del prefetto di Roma, Franco Gabrielli che, dal 16 Giugno, avrà 45 giorni di tempo per decidere se avanzare o meno la proposta di scioglimento del Comune: «Quando avrò letto la relazione farò le mie valutazioni sotto tutti i punti di vista».
Andrea Cominetti