Mafia Capitale in Campidoglio

Ultimo giorno di interrogatori di garanzia a Roma nell’ambito dell’inchiesta denominata “Mafia Capitale”. Intanto in città si discute sul futuro della giunta comunale, tema che probabilmente oggi lo stesso sindaco Ignazio Marino affronterà nel corso dell’incontro con il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il prefetto Pecoraro. E in attesa di scoprire che cosa accadrà nell’amministrazione di Roma Capitale, nel giorno dell’Immacolata Marino si è affidato a Papa Francesco: “Mi ha incoraggiato e mi ha detto che pregherà per me e per Roma. Gli ho detto – ha aggiunto il sindaco – che sento tutto il peso della responsabilità di queste settimane e il Santo Padre mi ha incoraggiato”.

Ma adesso a Roma è il momento del “tutti sapevano”. A soli sette giorni dalla pubblicazione dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 37 persone, nessuno si dice sorpreso da quanto emerso dal vaso di Pandora scoperchiato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dai suoi collaboratori: un sistema mafioso pienamente radicato nella città, dice la Procura, a cui partecipavano tutti, dagli ex fascisti capeggiati da Massimo Carminati, fino ai “compagni” di Salvatore Buzzi, passando per politici, imprenditori e personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport.

In prima linea, a sbrogliare una matassa che sembra in realtà inestricabile per la quantità e la qualità dei nomi usciti alle oltre 1200 pagine di Pignatone, il partito dei Radicali, che della lotta alla corruzione e alla mafia ha sempre fatto il suo baluardo. In un’intervista a La Stampa, il leader Marco Pannella ricorda che “le infiltrazioni erano note: Rita Bernardini nel 2007 denunciò il fatto che esisteva nella realtà romana, presso alcuni commercianti, un retroterra camorrista. Io stesso – aggiunge Pannella – denunciai l’inquinamento di organizzazioni camorristiche lungo la costa. Nella nostra storia abbiamo sempre fatto battaglie, lotte urbanistiche già 60 anni fa. E io nel ’92 chiesi ufficialmente che i partiti di regime venissero indagati perché costituivano associazioni a delinquere contro il sistema legale del potere”.

Non c’è solo Pannella, però. Gianfranco Fini torna sulla scena per scagliarsi contro tutti i partiti politici, facendo un paragone con ‘Mani Pulite’ (qui la pagina di Wikipedia): “A mio modo di vedere, rispetto al 1993, oggi nessuna forza politica può rivendicare una presunta o reale superiorità morale. Oggi, e mi spiace dirlo da uomo di destra, non mi sento di dire che la destra ha una superiorità morale nei confronti degli altri”. E aggiunge, rivolto stavolta al Partito Democratico: “Un certo livello di malaffare, di corruzione, prima veniva arginato dalla natura dei partiti. Oggi mi preoccupa che il Pd reagisce come reagì Craxi quando presero Mario Chiesa dicendo ‘E’ un mariuolo'”.

Sul fronte rosso delle cooperative, invece, azioni di forza arrivano da Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop che in un’intervista a Qn dice di aver sospeso nel Lazio tutti gli organi dirigenti coinvolti in ‘Mafia Capitale’ “perché al di là della giustizia che farà il suo corso, certe frasi e certi toni in bocca a cooperatori sono odiosi”. Da ora, dice, Legacoop avrà tre mesi per rinnovare il gruppo dirigenziale. Ma Lusetti chiede alla politica di “dare una mano”. Come? “Dobbiamo partire dal reintegro del falso in bilancio, dalla riduzione delle tremila stazioni appaltanti, troppe. Appoggiamo la proposta di ridurle a 35. E poi basta con le gare di appalti al massimo ribasso”. E conclude: ”Cambiamolo questo Paese che è sul podio nella triste classifica sulla corruzione”.

Chiara Baldi