Beni e immobili sequestrati e congelati per un valore totale di 100 milioni di euro. È questo il risultato di un maxi blitz antimafia ai danni dell’imprenditore messinese Giuseppe Busacca, indagato per concorso esterno, riciclaggio, impiego di capitali illeciti e truffa aggravata ai danni dello Stato. L’accusa è di aver reinvestito soldi provenienti dal clan di Barcellona Pozzo di Gotto.

L’operazione –L’operazione, nome in codice  “Hera”, è stata condotta dalla Polizia di Stato e dalla Direzione distrettuale antimafia e il provvedimento riguarda diverse cooperative sociali, aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel e vari immobili. Il maxisequestro nasce da un’indagine che portò all’arresto e alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di Santino Napoli, ex consigliere di Milazzo e infermiere, ritenuto vicino al clan dei barcellonesi. L’inchiesta accertò i rapporti tra Napoli e Busacca, soci nella gestione di alcune discoteche. Quest’ultimo era già stato arrestato anche per estorsione e truffa in erogazioni pubbliche e accusato di aver assunto alcune impiegate per ottenere contributi, salvo poi costringerle alle dimissioni. «Questa mattina è stato inflitto un nuovo e importante colpo alla mafia», è stato il commento di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che ha poi aggiunto: «È la dimostrazione che lo Stato ha gli strumenti e la forza per contrastare il crimine organizzato».

Giuseppe Busacca

 

L’impero di Busacca – Giuseppe Busacca, 64 anni, ha costruito la sua fortuna grazie ai finanziamenti pubblici e sfruttando un giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti. Un impero che girava attorno e investimenti e società impegnate nel sociale: assistenza agli anziani, trasporto disabili e studenti, assistenza domiciliare, case rifugio per minori stranieri, attività di sportello sociale per famiglie in condizioni disagiate e servizi di segreteria e pulizie nei poliambulatori pubblici gestiti dalle Aziende sanitarie locali. Le 14 società sequestrate hanno anche ottenuto 500 mila euro di finanziamenti per l’emergenza Covid. Busacca era riuscito in breve tempo a diventare il “ras” dei servizi socio-assistenziali di varie città siciliane come Messina, Milazzo e Taormina, ma anche Roma e alcuni comuni della Sardegna. Non solo: le indagini hanno portato alla luce una fitta rete di prestanome che Napoli e Busacca avevano utilizzato per aprire discoteche, sale per cerimonie, lounge bar, ristoranti e alberghi.