Troppi conflitti d’interesse in Parlamento. E troppi magistrati che lasciano la toga per la politica e così facendo mettono a rischio l’indipendenza del potere giudiziario. Sono le principali critiche mosse all’Italia dal Gruppo di stati contro la corruzione (Greco), organismo del consiglio d’Europa, in un rapporto reso pubblico oggi.

Parlamentari. L’Italia ha fatto troppo poco per risolvere la «spinosa questione» del conflitto d’interesse. Ha introdotto norme inadeguate e creato un sistema poco trasparente. Le leggi esistenti sono difficili da applicare, non definiscono con chiarezza la condizione di «ineleggibilità e incompatibilità» e compromettono la funzionalità dell’intero sistema politico. Da qui la necessità di introdurre norme «chiare e applicabili» che riescano a superare le contraddizioni del sistema.

Magistrati. Necessario introdurre leggi che limitino la partecipazione dei magistrati alla politica. E, soprattutto, che vietino il loro ritorno nei tribunali in caso di elezione o nomina negli enti locali. Il potere giudiziario deve rimanere indipendente, raccomanda il dossier, perché «qualsiasi presunta politicizzazione della professione» ne metterebbe a rischio l’imparzialità.

Processi penali. Ricorso eccessivo all’uso della prescrizione. E troppi processi penali senza conclusioni. Il rapporto giudica «allarmante» la situazione nei tribunali italiani. Ma lo fa riconoscendo alcuni meriti al sistema, come l’introduzione di sanzioni più dure, l’ampliamento nella definizione dei reati e l’istituzione dell’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione.

L’organismo. Il Gruppo di Stati contro la Corruzione, istituito nel 1999, monitora il rispetto degli standard e delle norme anti-corruzione dei paesi membri. Obiettivo dell’organismo è controllare la capacità dei 49 stati che ne fanno parte, tra cui anche gli Stati Uniti, di riformare norme e leggi per assicurare una maggiore trasperenza alla vita pubblica.