«Se non fate nulla siete complici anche voi», ha scritto Mike Maignan, portiere francese del Milan, sui suoi profili social. Il contesto: Udinese-Milan, 21° turno di campionato di calcio maschile di Serie A. Al Bluenergy stadium di Udine, al minuto di gara 33, la partita è stata interrotta per i cori razzisti che i tifosi dell’Udinese hanno rivolto al portiere del Milan, Maignan. La sospensione del match – seppure momentanea – sta facendo parlare di razzismo negli stadi in Italia e all’estero. L’Udinese ha pubblicato un comunicato in cui condanna gli autori degli insulti e ne chiede l’allontanamento dagli stadi..

La partita – Sabato 20 gennaio 2024, la partita di calcio maschile Udinese-Milan (finita con il risultato di 2-3), è stata sospesa per alcuni minuti per via degli insulti razzisti lanciati al portiere del Milan, Mike Maignan, da alcuni tifosi dell’Udinese. È stato lo stesso Maignan a far notare all’arbitro, Fabio Maresca, quello che stava succedendo, per poi lasciare il campo. La sospensione, subito decisa dall’arbitro, è avvenuta nel primo tempo della gara, quando Maignan – 28 anni, al Milan dal 2021 – ha lasciato il campo dopo che dalla curva dell’Udinese un gruppo di tifosi gli avevano gridato “monkey”, “scimmia” in inglese. I primi cori razzisti erano iniziati già nei minuti iniziali della partita e Maignan si era già lamentato con l’arbitro. Lo speaker dello stadio di Udine aveva letto un messaggio di avvertimento per cercare di far terminare gli insulti, che però erano continuati. Dopo gli ennesimi cori Maignan aveva quindi deciso di lasciare il campo ed era tornato negli spogliatoi, seguito da tutti i suoi compagni di squadra. Dopo cinque minuti di discussione tra Maignan, i dirigenti di Milan e Udinese e Maresca, la partita è ricominciata e si è conclusa con la vittoria del Milan.

Le dichiarazioni – «I colpevoli dei cori contro Maignan non metteranno mai più piede nel nostro stadio», ha commentato il lunedì successivo al match, Franco Collavino, direttore generale dell’Udinese. Il giorno prima, il calciatore del Milan aveva pubblicato sui suoi account social un messaggio molto duro per parlare degli insulti razzisti ricevuti. Maignan ha detto di non sentirsi «una vittima», ha ricordato che insulti del genere sono stati rivolti molto spesso in passato ad altri calciatori neri, e ha accusato l’«intero sistema» di non fare abbastanza per contrastare il razzismo negli stadi di calcio. «Se non fate nulla siete complici anche voi», ha scritto. L’interruzione della partita e le dichiarazioni del calciatore stanno facendo parlare del caso non solo in Italia. Gianni Infantino, presidente della Fifa, organo che governa il calcio mondiale, ha detto che le regole attuali previste dalla Fifa, applicate anche in Italia, non sarebbero sufficienti a evitare il razzismo negli stadi. Infantino sembra voler aggiungere un meccanismo punitivo più severo per le squadre, prevedendo che vengano escluse automaticamente dalla partita in cui i ,loro sostenitori lanciano insulti razzisti – e quindi che la perdano a tavolino – e introducendo accuse rilevanti a livello penale per i tifosi.

I provvedimenti – La procura di Udine ha avviato le indagini e aperto un fascicolo per individuare gli autori dei cori razzisti. Fondamentali saranno le riprese delle telecamere di videosorveglianza dello stadio: si lavorerà sui labiali dei tifosi e sui gesti. Maignan ha infatti riferito di aver visto qualcuno che mentre gli urlava “monkey” ne mimava le movenze. Anche il Giudice sportivo è al lavoro e potrebbe decidere di sanzionare club e tifoseria. Secondo quanto previsto dalle norme della Fifa, infatti, in base alle indagini, la squadra dei tifosi responsabili di insulti razzisti può ricevere sanzioni di diversa gravità: si va da una semplice multa, all’obbligo di disputare alcune partite in casa senza pubblico, fino alla sconfitta a tavolino (per 0-3) nella partita in questione se la società viene in qualche modo giudicata responsabile dei fatti che hanno causato la sospensione della partita. Generalmente in casi come quello di Udinese-Milan se vengono individuati i responsabili e la società – in questo caso l’Udinese – collabora per trovarli e punirli, per esempio impedendogli di tornare allo stadio, allora si evitano sanzioni per la squadra.