L’ultimo avvistamento alle 5.51 del 23 giugno, poi il nulla. È stato emesso per questa ragione il Mandato di arresto europeo, con l’estensione delle ricerche anche fuori dall’area Schengen, nei confronti di Giacomo Bozzoli, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario. Quella che è a tutti gli effetti una vera e propria latitanza ha fatto scattare anche la perquisizione della sua villa a Soiano, sul lago di Garda, dove cui si cercano indizi che possano portare a lui e o a indizi sulla sua fuga, in cui sono stati coinvolti anche la moglie e il figlio di nove anni.
Nessuna traccia – Dopo un processo iniziato nel 2020, Bozzoli è stato condannato all’ergastolo dalla Cassazione lo scorso 1 luglio. In aula, alla lettura della sentenza, l’imprenditore 39enne non era presente e quando le forze dell’ordine si sono recate nella sua abitazione sul lago non lo hanno trovato neanche in casa. Anche della moglie e del bambino, nessuna traccia. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera la famiglia è sparita nel nulla prima della sentenza di terzo grado: oltre all’ultimo avvistamento, un passaggio della Maserati Levante intestata a Bozzoli dal portale di Manerba (Brescia) il 23 giugno, l’unica altra traccia lasciata è un ingresso su WhatsApp alle 3.30 della notte successiva. Nel frattempo non sono stati registrati prelievi di denaro, transazioni bancarie, chiamate o altri accessi ai social. Tutto questo ha fatto partire la caccia all’uomo e Bozzoli, già oggetto del decreto di latitanza emesso martedì 2 luglio con la firma del presidente della prima sezione penale Roberto Spanò, è stato ora raggiunto da un Mandato di arresto europeo.
Le dichiarazioni – I vicini di casa di Bozzoli, sentiti dagli agenti, hanno raccontato di un’assenza prolungata, a tal punto che l’erba del loro giardino sarebbe cresciuta oltre il dovuto. Dello stesso avviso sono il padre dell’imputato, Adelio Bozzoli, che ha dichiarato di non sapere dove si trovi attualmente il figlio e di «aver avuto un mezzo infarto» a seguito delle ultime vicende, e i genitori della compagna. Il padre della donna, in particolare, nella dichiarazione di latitanza ha spiegato di aver capito che i tre sarebbero «andati in Francia per una breve vacanza». Alessandro Spaggiari, il sindaco di Soiano, ha invece espresso le sue perplessità sul caso al Corriere della Sera con queste parole: «La prima cosa che ho pensato è stata: ‘com’è possibile che con due sentenze all’ergastolo e con la Cassazione in arrivo lui fosse libero di andarsene dove voleva e non fosse controllato’? Ci siamo un po’ tutti straniti, all’inizio».
Il caso – I fatti per cui Bozzoli è stato condannato risalgono al 2015. L’8 ottobre lo zio Mario Bozzoli, imprenditore 50enne e titolare insieme al fratello Adelio della fonderia di famiglia, scomparve nel nulla a Marcheno, comune in provincia di Brescia. Fin dai subito i sospetti caddero sul nipote che, secondo gli inquirenti, lo avrebbe ucciso e avrebbe poi gettato nel forno il suo cadavere, mai ritrovato. Una tesi che ha preso forza grazie all’ex fidanzata di Bozzoli, secondo cui il 39enne odiava lo zio e avrebbe escogitato un piano per ucciderlo. Sei giorni dopo la scomparsa, l’operaio Giuseppe Ghirardini, addetto al forno, nonché l’ultimo ad aver visto Bozzoli, venne trovato morto sulle rive di un torrente a Ponte di Legno. Secondo le ipotesi si sarebbe suicidato. Le indagini non hanno mai aperto altre piste concrete, motivo per cui Bozzoli venne rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e distruzione di cadavere nel 2020. Dopodiché venne condannato all’ergastolo in primo grado nel 2022 e in secondo grado nel 2023. Infine, l’ultima e definitiva sentenza della Cassazione.