gay-marriage1La decisione finale è rinviata al 12 Febbraio del prossimo anno. Così si è espresso nella mattinata del 27 novembre il Tar del Lazio, in merito ai ricorsi contro l’annullamento delle trascrizioni dei 16 matrimoni gay, contratti all’estero e registrati dal sindaco di Roma Ignazio Marino. La notizia arriva a un giorno di distanza dall’annuncio della Procura di Udine che boccia Angelino Alfano e, in questo caso, il Prefetto Provvidenza Delfina Raimondo.

Il riferimento è alla circolare del 7 ottobre con cui il ministro dell’Interno invitava formalmente al «ritiro e alla cancellazione» dai registri civili delle nozze omosessuali celebrate all’estero (trascrizione che, va precisato, ha soltanto un valore certificativo e non ne comporta il riconoscimento in Italia) che, in caso contrario, sarebbero state comunque annullate d’ufficio. Da qui la successiva scelta prefetto di Udine a procedere d’ufficio con la revoca, la denuncia dell’associazione per la tutela dei diritti lgbt Rete Lenford e la decisione finale della procura che arriva a parlare di «prevaricazione» da parte del prefetto.

«La Circolare del Ministro Alfano prima e l’intervento del Prefetto poi non appaiono corretti sotto il profilo giuridico, perché vanno a ledere prerogative e compiti della Procura delle Repubblica ex art. 75 dell’ordinamento giudiziario», scrive il procuratore aggiunto Raffaele Tito. Che sottolinea come «il dominus dello stato civile è e resta il Sindaco, le cui prerogative possono essere corrette solo attraverso un procedimento giurisdizionale ad opera del giudice».

Immediata e durissima la reazione di Arcigay, che parla di abuso di potere da parte del ministro: «Alfano ha usato il suo ruolo e gli strumenti che quel ruolo gli mette a disposizione per fare esattamente il contrario e per perseguitare coppie di gay e lesbiche sulla base delle sue personalissime convinzioni», ha commento il presidente Flavio Romani, invitando il ministro alle dimissioni.