Sessanta anni fa, il 27 ottobre 1962, alle ore 18:40, un piccolo bireattore partito da Catania esplode nei cieli sopra la campagna pavese, poco prima di cominciare la fase di approdo sulla pista dell’aeroporto di Milano Linate. Tra le vittime il pilota del velivolo Irnerio Bertuzzi, il giornalista della rivista Time-Life William McHale e il presidente dell’Eni Enrico Mattei. A soli 56 anni, ucciso da una bomba piazzata sul velivolo, perde così la vita una delle figure più rilevanti, a tratti ingombranti, dell’epoca, Un uomo che dedicò la sua vita a rendere l’Italia indipendente sul piano energetico, un problema con il quale il Paese fa i conti ancora oggi come del resto ha ricordato, nel suo discorso al Senato, la premier Giorgia Meloni.

un uomo fa rifornimento ad un distributore Agip nel dopoguerra

La vita – Nato in una modesta famiglia marchigiana, figlio di padre carabiniere, Enrico Mattei comincia a lavorare giovanissimo. A 20 anni è già dirigente in una piccola azienda locale, a 28 è proprietario a Milano di una fabbrica che opera nel settore chimico e dove diventa fornitore delle forze armate. Dopo la guerra e la Resistenza, in cui rivestì un ruolo di primo piano, gli venne affidato il controllo dell’Agip, l’Agenzia generale italiana petroli, che sotto il fascismo si occupava dell’estrazione di idrocarburi nella Pianura Padana. Fu il primo passo per la creazione di un impero energetico, l’Ente nazionale idrocarburi (Eni), che in pochi anni diventa un protagonista del mercato petrolifero.

La morte – Il tentativo di attuare una nuova politica energetica in collaborazione con i paesi in via di sviluppo ricchi di materie prime gli procurò non pochi nemici tra i magnati anglo-americani del settore petrolifero: la sua idea di far partecipare ai profitti del petrolio su un piano di parità le nazioni uscite dal processo di decolonizzazione fu considerata pericolosa e sovversiva, tanto da volerlo togliere di mezzo. Molte le ipotesi sugli assassini e i mandanti. Qualcuno dice che l’Oas, l’Organisation de l’armée secrète, un gruppo terroristico di estrema destra francese, volle punirlo per aver contribuito all’indipendenza dell’Algeria da Parigi. Altri sostengono che le famose «Sette Sorelle», le multinazionali del petrolio dell’epoca, vollero sbarazzarsi di un pericoloso concorrente. Altri puntano il dito sulla mafia siciliana, la quale avrebbe fornito la manovalanza di base per l’attentato. Certo è che il velivolo non precipitò per un guasto, ipotesi accreditata all’inizio da alcuni depistaggi per sviare le indagini. Una perizia condotta nel 1996 sulla salma di Mattei stabilì che la morte del fondatore dell’ Eni fu provocata da un attentato.

Enrico Mattei nell’immediato dopoguerra

Mattarella – In occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato che «Mattei mise a disposizione dell’Italia la sua esperienza di dirigente industriale dando impulso alla ricostruzione con una forza e una capacità di leadership che lo hanno reso una personalità simbolo della ripresa produttiva del Paese nel dopoguerra». Il Capo dello Stato ha inoltre aggiunto che «con coraggio ha proseguito la sua opera, pur conoscendo bene quali poteri e quali interessi gli erano avversi. Il suo esempio e la sua figura appartengono a pieno titolo alla schiera dei costruttori della Repubblica».

Il ricordo – Al di là dell’inevitabile retorica,  il ricordo di Mattei è ancora vivido tra chi è o aspira a essere un servitore dello Stato. La neo premier Giorgia Meloni ha avanzato la proposta di un nuovo “piano Mattei” rivolto all’Africa, un modello virtuoso di collaborazione tra Unione Europea e nazioni in via di sviluppo per contrastare l’avanzata del radicalismo islamico e restituire all’Italia un ruolo di primo piano nello scacchiere del Mediterraneo.