Un’intesa da ridefinire. L’accordo sui migranti tra Italia e Libia, firmato dal governo Gentiloni nel 2017, è arrivato al rinnovo automatico. Ma, a quanto pare, potrebbe cambiare in parte i suoi connotati. Secondo le fonti governative riportate nei giorni scorsi sul Corriere della Sera, l’Italia ha chiesto al Governo di Tripoli una commissione per riformulare i termini del memorandum d’intesa fortemente voluto due anni fa dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti , e che ora, secondo il nuovo governo, ha bisogno di “miglioramenti”, come li ha definiti il Ministro degli Esteri, Luigi di Maio. La Libia da parte sua ha finora preferito non esporsi troppo. Risposta cauta e interessi nazionali al primo posto, come ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri di Tripoli, Mohammed al Qablawi: «Quando riceveremo le proposte, le verificheremo in base agli interessi libici».

Perché il memorandum- L’accordo tra Libia e Italia per la gestione dei flussi migratori, che prende il nome di Memorandum, risale al 2017 ed è frutto della complessa situazione migratoria che nel solo l 2015 vide arrivare in Italia la cifra record di oltre 160.000 migranti dalla Libia. Traffici illegali ma anche e soprattutto decine di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da una crudele guerra civile. Un flusso ingestibile alimentato dalla totale mancanza di controllo da parte della guardia costiera libica. causa principale di una crisi migratoria che l’Italia di Gentiloni decise di risolvere con un accordo di collaborazione, firmato, dalla parte libica, dal primo ministro del governo di riconciliazione nazionale al-Serraj.

I contenuti – «Cooperazione nel campo dello sviluppo» e un piano di «rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana». Sono questi i criteri del Memorandum che impegnano l’Italia ad addestrare la Guardia Costiera libica e a fornirle mezzi e fondi. Secondo la ong Oxfam si tratta di un finanziamento di 150 milioni di euro in 3 anni, a cui ne vanno aggiunti altrettanti forniti dall’Unione Europea. Insieme a fondi e addestramento anche un’ingente quantità di mezzi e apparecchiature da fornire. Furgoni, ambulanze, telefoni satellitari, navi, il tutto per una spesa di 800 milioni di euro. Un intervento su più fronti che si preoccupa di ostacolare l’attività dei trafficanti con la messa a disposizione, sempre da parte dell’Italia, di 10 motovedette da utilizzare per i controlli sotto costa.

Cosa non funziona- «Lavoriamo per migliorare l’accordo con la Libia». Alla Camera il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha promesso modifiche, soprattutto per quel che riguarda i due articoli che impongono il rispetto dei diritti umani dei migranti. Da luglio 2017 gli effetti positivi dell’accordo sono stati immediati: dai 160.000 sbarchi del 2015 ai 9.600 del 2019. Ma resta il dramma delle violenze e degli abusi ai quali vengono sottoposti gli uomini, ma soprattutto le donne e i bambini chiusi nei centri di detenzione. Le organizzazioni umanitarie hanno più volte documentato le terribili condizioni di vita a cui sono sottoposte le persone ferme nelle strutture temporanee che li ospitano, in attesa di imbarcarsi per l’Italia. Da considerare poi l’identità del personale della guardia costiera libica, spesso milizie protagoniste della stessa guerra civile. Queste le ragioni che hanno spinto sia il ministro degli esteri Luigi Di Maio che la collega degli interni Luciana Lamorgese a chiedere possibili modifiche al trattato, da controlli serrati nei campi a nuove strutture in Libia gestite da organizzazioni internazionali. Stesse ragioni però che hanno animato i 24 parlamentari di Pd, Italia viva, Leu,  Europa e del gruppo misto a chiedere la definitiva sospensione del Memorandum, convinti che il dialogo con un partner politicamente e militarmente instabile come la Libia non possa essere risolto con qualche modifca. Al coro si aggiunge il Tavolo Asilo delle organizzazioni laiche e cattoliche, tra cui Amnesty International e Save The Children, che con una forte presa di posizione: «L’Italia finanzia i lager», chiedono di fermare il rinnovo dell’accordo con Tripoli.