Dieci persone in 50 metri quadrati in via Arquà, una traversa di via Padova a Milano, a 15 minuti di camminata da piazzale Loreto. Il nucleo reati immobiliari della polizia locale è intervenuto al quarto piano di uno stabile dopo la segnalazione di alcuni condomini sulla situazione di degrado dell’abitazione. Ci vivevano 10 stranieri provenienti da Senegal e Gambia, di cui otto sprovvisti di validi documenti di soggiorno. Gli otto irregolari sono stati tutti denunciati: cinque per immigrazione clandestina e tre per non aver osservato l’ordine di allontanamento già emesso dal questore. Il proprietario dell’immobile, affittato in nero, non era presente al momento del controllo e sarà denunciato per sfruttamento dell’immigrazione, oltre a ricevere una sanzione di 3.200 euro per mancanza di comunicazione dell’ospitalità a cittadino straniero all’autorità di pubblica sicurezza.

La casa – La polizia ha trovato un alloggio privo delle condizioni basilari di abitabilità, senza riscaldamento né acqua calda, pieno di blatte sulle superfici cosparse di avanzi di cibo. I 10 uomini dormivano tra due letti e otto materassi sparsi sul pavimento. In sostanza avevano cinque metri quadri a testa: meno della superficie occupata da una Cinquecento, poco più di una Smart. All’interno anche un totale di 25 grammi fra hashish e marijuana, oltre a un portafogli con 1285 euro, tutti sotto sequestro, come è stato richiesto per lo stesso immobile all’autorità giudiziaria.

Non è una novità – La vicesindaco Anna Scavuzzo ha ringraziato cittadini e amministratori che segnalano alla polizia locale «i casi di sovraffollamento». «Situazioni intollerabili – ha detto – che portano degrado, sporcizia e insicurezza sia nei condomìni interessati che nei contesti circostanti». Certo però non si tratta di una situazione sconosciuta, alle autorità come ai cittadini milanesi. Via Padova non è soltanto un quartiere multietnico: da anni la disperazione di chi non può trovare una sistemazione migliore, immigrati ma non solo, clandestini e non, viene sfruttata da proprietari italiani per affittare a nero stabili in pessime condizioni sui quali non vengono effettuate modifiche per garantire la vivibilità. Proprio in via Arquà, già due anni fa il Corriere segnalava la presenza di oltre 500 abitazioni, alcune delle quali facenti capo alle stesse persone che, in questo modo, riuscivano a fare «affari d’oro». Tempo dopo, gli interventi risultano essere sempre localizzati, in mancanza di misure sistematiche per contrastare il fenomeno.