Aveva solo sei mesi Joseph, il neonato affogato nel naufragio di un gommone con a bordo circa 100 migranti avvenuto l’11 novembre a circa 30 miglia a nord della costa libica di Sabratha. Insieme al piccolo, originario della Guinea, si contano altre cinque vittime. Solo l’intervento di Open Arms ha impedito che il bilancio fosse più pesante, entrata in azione dopo aver ricevuto la segnalazione di un gommone in difficoltà da parte di uno dei velivoli Frontex. Tra i naufraghi erano presenti anche diversi bambini e donne incinte.

Naufragio al nord della Libia (via Twitter)

«Una complicatissima operazione di soccorso» – Il gommone si trovava in mare già da qualche giorno, nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, quando ha ceduto, forse sotto il peso delle tante persone a bordo. Arrivati sul punto indicato, i volontari di Open Arms si sono trovati di fronte a quella che loro stessi hanno definito «una complicatissima operazione di soccorso», con le persone già tutte in acqua e disperatamente aggrappate a ciò che restava del gommone. Nonostante i volontari siano arrivati sul posto attraverso due Rhib, i gommoni di salvataggio più veloci impiegati nei soccorsi in mare, per le sei persone affogate non c’è stato nulla da fare.

Alcuni dei bambini soccorsi nel naufragio al nord della Libia (da Twitter)

Attesa fatale – La criticità della situazione ha spinto i volontari dell’Ong a chiedere ulteriori aiuti medici, arrivati per 4 persone, due bambini, una donna incinta e un giovane. «Verificata l’indisponibilità di assetti operativi degli stati vicini che potevano utilmente intervenire – ha spiegato il comando generale della Guardia costiera – è stato disposto l’invio di una motovedetta da Lampedusa con a bordo i medici del Cisom (Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta)». Ma, come spiegato da Open Arms in un suo tweet, i soccorsi sono arrivati tardi: «Nonostante gli enormi sforzi dell’equipe medica, una bimba di 6 mesi – solo dopo è stato accertato si trattasse di un bambino –  è venuta a mancare a causa del naufragio. Avevamo chiesto per lei e per altri casi gravi un’evacuazione urgente, da effettuare tra breve, ma non ce l’ha fatta ad aspettare». La salma del piccolo è stata recuperata durante la notte, quando un mezzo aereo della Guardia costiera è riuscito ad effettuare un’evacuazione medica urgente per due donne, una delle quali incinta. Le due sopravvissute e il corpo di Joseph sono stati portati a Lampedusa, mentre altri tre migranti, le cui condizioni richiedevano un immediato ricovero, sono stati trasferiti a Malta.

Il dito puntato all’Ue – «Questo ennesimo naufragio – ha dichiarato Riccardo Gatti, presidente di Open Arms Italia – dimostra come sia necessaria prima di tutto un’operazione congiunta in mare da parte dei governi dell’Unione europea e l’apertura di corridoi umanitari». Sullo stesso punto ha insistito anche il presidente della Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, Erasmo Palazzotto, che nelle ore successive alla pubblicazione della notizia ha sottolineato l’importanza di «liberare le navi della società civile e ripristinare un dispositivo di soccorso governativo nel Mediterraneo centrale».