Cinque anni dopo l’accordo Italia-Libia sul contenimento dei flussi migratori, nulla è cambiato. Si continua a morire nel Mediterraneo. Sono 1500 le persone che hanno perso la vita in mare (43 bambini) solo nel 2021, ottomila dal 2017. Sono 32mila, invece, i migranti riportati in Libia nel 2021 (80mila negli ultimi cinque anni). Di questi, 12mila si trovano in 27 centri di detenzione ufficiali mentre delle altre 20mila persone si sono perse le tracce. A denunciare questa situazione è Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief), consociuta confederazione internazionale di Ong che si dedica alla riduzione della povertà globale e alla tutela dei diritti umani. «Dalla firma dell’accordo – il 2 febbraio 2017 – l’Italia ha speso la cifra record di 962 milioni euro (di cui 207,4 milioni di euro nel 2021) per bloccare i flussi migratori in Libia e finanziare le missioni navali italiane ed europee», ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, in un comunicato. «Una buona parte di questi soldi – più di 271 milioni di euro – sono stati spesi in missioni nel Paese, contribuendo a determinare le condizioni per una sempre più lucrosa industria della detenzione, fatta di tratta di esseri umani, sequestri, abusi di ogni genere».

Diritti violati – Migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica, quindi incarcerati o rapiti, prigionieri del mercato del contrabbando e del traffico di esseri umani. Violenze e stupri nelle carceri di Mitiga, Zawiyah e Tripoli. Una perdurante violazione dei diritti umani denunciata da Oxfam e dalle Nazioni Unite che dichiarano, inoltre, che tutto ciò avviene non solo ad opera di gruppi armati o trafficanti libici e internazionali ma anche grazie alla complicità di funzionari della Direzione per la lotta all’immigrazione illegale (Dcim) del ministero dell’Interno libico.

Saif – Il nome è di fantasia ma la storia è vera. Saif è un minore non accompagnato arrivato in Italia a maggio 2021 e accolto da Oxfam. È partito dal Bangladesh, senza la sua famiglia e per pagarsi la fuga verso l’Europa (costata 1000 euro) ha dovuto lavorare per tre mesi in una fabbrica di cuscini. Poi il viaggio, l’arrivo in Libia e il rapimento. «A pochi giorni dall’arrivo, dopo avermi tenuto nel garage di una casa dove erano rinchiuse altre decine di migranti, mi hanno portato a Tripoli nel bagagliaio di una macchina dove sono stato per 37 ore con un po’ di pane e acqua», ricorda Saif. I trafficanti, poi, hanno continuato a chiedere altri soldi alla famiglia del ragazzo per la restituzione del passaporto e per il suo rilascio, mentre Saif ha dovuto lavorare in un cantiere edile. Due settimane dopo, un altro gruppo armato lo ha rapito chiedendo un nuovo riscatto. «I miei carcerieri mi costringevano a telefonare a casa e se non riuscivo a parlare con nessuno mi picchiavano», continua. «Al mio secondo tentativo di imbarco la Guardia costiera libica ha bloccato il gommone a 14 ore dalla partenza. Ci hanno portato in una prigione dove stavamo in 56 in una stanza con la luce sempre accesa. In una settimana ci hanno portato da mangiare solo 2 volte. Mi hanno rinchiuso in una stanza, rubato le poche cose di valore che avevo, preso a schiaffi e picchiato con un tubo di plastica», conclude il ragazzo nel suo racconto.

Il Memorandum – Firmato cinque anni fa, il Memorandum è un accordo d’intesa tra Italia e Libia nato con lo scopo di contrastare l’immigrazione illegale, il traffico di esseri umani, il contrabbando e di rafforzare la sicurezza alle frontiere. Il testo è stato firmato dal presidente del Consiglio in carica, Paolo Gentiloni e il primo ministro libico Fayez al-Sarraj. Le trattative, invece, sono state portate avanti soprattutto da Marco Minniti, allora ministro dell’Interno e in seguito dal suo successore, Luciana Lamorgese che si è occupata di rinnovare l’accordo in scadenza il 2 febbraio 2020.

Le richieste di Oxfam – Ora, secondo Oxfam, serve un cambiamento radicale, a partire dall’interruzione dell’accordo Italia-Libia. La Ong fa pressione anche per non rinnovare le missioni militari nel Paese, chiudere i centri di detenzione, approvare un piano di evacuazione per le persone detenute illegalmente, superare la legge “Bossi-Fini” ed estendere i canali di ingresso regolari per i migranti in Italia e Ue. Ma non solo: secondo Oxfam è necessario istituire una missione navale europea per il salvataggio delle persone in mare, promuovere l’approvazione di un meccanismo automatico per lo sbarco immediato e la successiva redistribuzione delle persone in arrivo sulle coste meridionali europee. Inoltre riconoscere il ruolo delle organizzazioni umanitarie nella salvaguardia della vita umana in mare e porre fine ad azioni che hanno l’intento di limitare la loro iniziativa come ispezioni e fermi amministrativi..

Pezzati – «Chiediamo al governo italiano e al Parlamento come si possa ancora ritenere la Libia un porto sicuro per lo sbarco dei migranti», afferma Pezzati. «In totale 32,6 milioni di euro sono stati destinati alla Guardia costiera libica dal 2017 dai Governi che si sono succeduti, di cui 10,5 milioni solo nel 2021 (con un aumento di mezzo milione). Facciamo appello perciò al Parlamento e al governo affinché siano revocati gli stanziamenti per il 2022 diretti alla Guardia costiera libica, che solo quest’anno ha intercettato e riportato in questo inferno il triplo dei migranti, rispetto allo scorso anno. Serve un’inversione di rotta, una gestione lungimirante dei flussi e non la mera chiusura delle frontiere delegata a paesi come la Libia o la Turchia».
«Nonostante le numerose visite in Libia dei ministri Di Maio e Lamorgese – prosegue Pezzati – ci saremmo aspettati significativi progressi riguardo nuove e solide garanzie sul rispetto dei diritti umani dei migranti detenuti illegalmente nel Paese, ma a quanto pare nessun passo è stato fatto nemmeno dal governo Draghi. Sarà importante capire se il segretario del Pd Enrico Letta, ad un anno dalla sua elezione, continuerà a seguire la linea Gentiloni-Minniti o sarà capace di superarla. Bisogna tener conto di quello che succede nei paesi di origine, generare, strutturare ed ampliare vie di accesso legali nel nostro territorio, promuovere politiche di accoglienza e integrazione. In questa direzione, il coinvolgimento anche del Movimento 5 Stelle, sarebbe essenziale per offrire un’alternativa alla vergognosa gestione dei flussi migratori dalla Libia», conclude il policy advisor di Oxfam.