Uno sbarco, 170 minori. Sono questi i numeri del salvataggio effettuato il 7 novembre dalla nave Sea Eye 4 dell’omonima Ong tedesca, che ha poi portato i migranti a Trapani. Una cifra, quella di bambini e ragazzi, esorbitante, che fa paura soprattutto se si considera che molti di questi non sono accompagnati da un adulto. Arrivano tutti da Paesi africani martoriati da guerre, siccità, gravi crisi economiche o dittature: Togo, Mali, Nigeria, Somalia, Costa d’Avorio, Guinea Conakry, Egitto. A scendere per primi dalla nave sono stati proprio i più piccoli. Molti avevano in mano un palloncino donato dai volontari della Caritas. Dopo è stato il turno dei ragazzi più grandi, molti dei quali scalzi. Tra i migranti «c’è chi ha ustioni da carburante, altri hanno ferite aperte forse dovute al trasbordo», ha detto il medico dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Antonio Sparaco a La Stampa, mentre visitava le prime persone scese dall’imbarcazione. Negli anni il numero di minori non accompagnati che arrivano in Italia è aumentato in maniera considerevole, quasi raddoppiato. A confermarlo sono le stime del Msna (Minori stranieri non accompagnati in Italia), un report mensile e annuale redatto dalla Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione.

Il report Msna – Secondo quanto riportato nel report Msna, i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia a settembre 2020 erano 5.979, di questi 3.836 avevano 17 anni, mentre solamente 22 (lo 0,4%) aveva un età inferiore ai sei anni. Prendendo in considerazione lo stesso mese ma nel 2021, le stime sono cresciute notevolmente con 9.385 minori sul territorio italiano, la maggior parte proveniente da Bangladesh, Tunisia e Egitto. Ad arrivare sono soprattutto ragazzi tra i 16 e i 17 anni mentre rimangono sotto l’1% i bambini sotto i sei anni. In percentuale sono soprattutto maschi: 97,1% contro il 2,9% di femmine a settembre 2021. Andando indietro di altri tre anni, nel 2018, i minori stranieri presenti sul territorio italiano, secondo le stime dell’Msna, erano pari a 13.151, di cui 12.169 maschi e 982 femmine, cifra che segna un decremento di arrivi negli anni scorsi e che ora sta subendo una risalita.

Lo sbarco dei migranti al porto di Trapani

Le difficoltà dello sbarco – Sono 847 le persone tratte in salvo dalla Sea Eye 4 nel Canale di Sicilia, di queste 170 sono minori, tra cui diversi bambini sotto i dieci anni, 53 donne, due in gravidanza. I migranti sono stati soccorsi tra martedì 2 e giovedì 4 novembre grazie a sette operazioni di salvataggio diverse, mentre il Viminale ha provveduto a inviare due navi-quarantena che ospiteranno i profughi una volta terminate le operazioni di identificazione e i primi controlli sanitari. A creare sgomento è soprattutto la decisione di Malta che si è rifiutata di prestare assistenza ai migranti. La Sea Eye aveva chiesto più volte aiuto a La Valletta, tramite il rilascio di un “Pos”, un porto sicuro, visto che le operazioni di ricerca e soccorso erano state effettuate nelle zone di responsabilità di Libia e Malta. La risposta di quest’ultima, invece, non è mai arrivata, costringendo la scialuppa di Sea Eye a rivolgersi alle autorità italiane per garantire lo sbarco di oltre 800 persone. «Siamo sgomenti del fatto che il rifiuto di Malta a prestare assistenza ci abbia lasciati in una situazione eccezionale», ha detto a La Stampa Gordon Isler, presidente dell’Ong tedesca. «Gli Stati europei dovrebbero ammonirla affinché assicuri che il centro di coordinamento soccorsi in mare della Valletta risponda nuovamente alle richieste di emergenza e coordini gli interventi».

Le parole dei soccorritori – «Siamo felici che gli oltre 800 migranti a bordo della Sea-Eye 4 siano sbarcati e speriamo presto accada lo stesso per la sorte dei 306 soccorsi l’ultima volta il 2 novembre scorso sulla Ocean Viking», ha dichiarato Francesco Creazzo, di Sos Mediterranée. «Ormai negli ultimi tre anni ci troviamo a lavorare in un clima di odio che vede la criminalizzazione del soccorso in mare e delle stesse persone soccorse», ha proseguito Creazzo. «In realtà dovrebbero essere gli Stati a fare il soccorso in mare: in mancanza loro lo fanno le Ong, perché è previsto dalle convenzioni internazionali. Questi sono eventi di emergenza e i porti sicuri andrebbero assegnati immediatamente».

Il caso Ocean Viking e le preoccupazioni di Lamorgese – Più giù, a sud di Lampedusa, c’è un’altra nave che aspetta di attraccare. È la Ocean Viking di Sos Mediterranée che ha a bordo 306 persone, recuperate la scorsa settimana con tre diverse operazioni. «Con il peggioramento del meteo – hanno detto dalla nave – ci aspettiamo anche un peggioramento delle condizioni di salute dei naufraghi che attendono di avere un porto sicuro». Da una parte gli scafisti libici stanno approfittando dei pochi scampoli di bel tempo per far partire più persone possibili, dall’altra causa Covid e periodo post elettorale in Francia e Germania, i Paesi europei stanno peccando in quanto a solidarietà. A preoccuparsi è soprattutto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: «È giusto che si salvino vite ma è ingiusto che siamo solo noi a farlo. Non può essere un carico che deve avere soltanto il Paese di primo approdo» (La Stampa). Non si è fatto attendere il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, che si è domandato: «I ministri dell’Interno (Lamorgese, ndr) e degli Esteri (Luigi Di Maio, ndr) hanno chiesto a Berlino e Bruxelles di farsi carico di questi immigrati o per loro va bene così?» (La Stampa).