Dopo 6 anni dal suo inizio, si è chiusa la vicenda del professore di liceo milanese reo di aver intrattenuto una relazione con una sua studentessa, all’epoca dei fatti minorenne. L’uomo, sollevato dal suo incarico, ha provato a difendere la sua posizione ribadendo come la giovane fosse totalmente consenziente e coinvolta nella storia d’amore e di come la madre della ragazza fosse a conoscenza dei fatti. I giudici, anche in ultima istanza, hanno però decretato che l’ex docente è venuto meno ai suoi doveri di insegnante e hanno confermato la destituzione dal servizio, aggiungendo l‘esclusione a vita da ogni tipo di concorso pubblico, che si tratti di istruzione o di qualsiasi altro settore.

LA VICENDA – Nel periodo compreso tra ottobre 2016 e marzo 2017 in un liceo della periferia est di Milano, un docente di ruolo ha intrattenuto una relazione sentimentale con una studentessa. In Tribunale l’uomo ha provato a difendersi ribadendo più volte come, all’epoca dei fatti, la ragazza fosse consenziente della loro storia e di come ricambiasse i suoi sentimenti, aggiungendo come la madre dell’alunna fosse consapevole di come la figlia stesse frequentando uno dei suoi professori. Un altro punto con cui l’ex docente ha provato ad argomentare la sua posizione è stato la questione anagrafica della giovane, che per prima aveva mostrato un interessamento nei confronti dell’insegnante, diventata maggiorenne durante i mesi della frequentazione. Stando sempre alle parole dell’uomo, la relazione si è consumata esclusivamente al di fuori dell’ambiente scolastico e senza alcuna ricaduta né per quanto riguarda il rendimento scolastico né per i rapporti con i compagni di classe e con gli altri membri del corpo docenti. Quando il ministero dell’Istruzione è venuto a conoscenza dei fatti ha disposto l’allontanamento del professore dall’insegnamento con un provvedimento disciplinare che risale al 14 maggio 2018, a cui l’uomo ha fatto ricorso, in quanto per legge si tratta di reato penale solo quando lo studente o la studentessa hanno meno di sedici anni. Da qui il polverone mediatico che ha trovato conclusione 6 anni dopo l’inizio della vicenda.

IL COMUNICATO DELLA CORTE DI CASSAZIONE – Per quanto fermo sulle sue posizioni, forte della consapevolezza ai fatti della madre della giovane (in realtà considerato un’aggravante dalle istituzioni), la Corte di Cassazione ha decretato che per il docente «Il disvalore delle condotte emergeva in tutta la sua gravità considerando, da un lato, il ruolo e la responsabilità educativa e ,dall’altro, il fatto che gli studenti a lui affidati attraversavano un’età obiettivamente critica sotto il profilo dello sviluppo della personalità e delle modalità di interazione sociale. Il docente era tenuto a relazionarsi con la maturità di un soggetto adulto, mentre instaurare una relazione sentimentale e sessuale con un’alunna significava venir meno in modo radicale ai doveri ed alle responsabilità insiti in tale ruolo e disvelava la totale incapacità di discernere la sfera professionale da quella personale e la sfera etica da quella sentimentale, giungendo il docente ad uniformarsi nei comportamenti ad un coetaneo dei propri allievi», convalidando la sentenza.

IL PROVVEDIMENTO – La Corte di Cassazione ha quindi dapprima respinto il ricorso del professore per la riabilitazione all’insegnamento, convalidando la posizione presa dal ministero dell’Istruzione, per quanto di fatto non si trattasse di un’infrazione del codice penale. In seguito ha rincarato la dose, bandendo a vita l’ex docente da qualsiasi forma di concorso, sia esso legato all’istruzione o a qualsiasi tipologia di pubblico impiego.