Polizia scientifica e carabinieri sul luogo del delitto. ANSA/Mourad Balti Touati

Si infittisce il mistero intorno alla morte di Stefano Ansaldi, ginecologo napoletano specializzato in fecondazione assistita trovato morto ieri, 20 dicembre, in via Macchi, nei pressi della stazione Centrale di Milano. Restano da chiarire le dinamiche e il movente dell’omicidio, mentre gli assassini sono ancora a piede libero e l’ipotesi di una rapina sembra sempre meno probabile.

L’ipotesi rapina – Accanto al corpo dell’uomo, che presentava una profonda ferita alla gola, sono stati ritrovati l’arma del delitto – un coltello da cucina – e alcuni effetti personali, un Rolex, il portafogli e la valigetta che aveva con sé. Elementi che indeboliscono la prima ipotesi formulata dai carabinieri del Nucleo investigativo guidato dal tenente colonnello Antonio Coppola che hanno subito pensato ad una rapina finita male. Infatti, lo stesso giorno e nella stessa zona due uomini avevano rapinato un anziano ma ulteriori accertamenti hanno escluso che questi fossero presenti sul luogo del delitto alle 18, l’ora in cui Ansaldi è stato ucciso. Sulla scena anche il biglietto del treno Napoli – Milano con il quale la vittima aveva viaggiato ma non quello di ritorno, sparito insieme al suo cellulare.

La sorella e la moglie – Sentita dagli inquirenti la sorella di Ansaldi che ha smentito l’ipotesi secondo la quale l’uomo si sarebbe messo in viaggio per farle visita. La donna si stava organizzando per tornare in Campania prima che venissero comunicate le direttive del nuovo Dpcm di Natale. I carabinieri hanno ascoltato anche la moglie del medico che, tuttavia, non ha saputo fornire informazioni precise sulle motivazioni che hanno spinto l’uomo ad andare nel capoluogo lombardo. Il marito le aveva soltanto raccontato di doversi assentare in giornata per incontrare delle persone non meglio specificate. Inizia dunque ad acquistare validità la pista di un litigio culminato con l’omicidio e della premeditazione. Dalle ricostruzioni sembrerebbe infatti che gli assassini di Ansaldi, per allontanarsi dal luogo del delitto senza destare sospetti, siano riusciti a cambiarsi i vestiti sporchi di sangue.