Alice Nobili, 35 anni, figlia degli ex procuratori Ilda Boccassini e Alberto Nobili è indagata per omicidio stradale dalla Procura di Milano. La notizia arriva a seguito del tragico epilogo di un incidente avvenuto il 2 ottobre in viale Monte Nero, nel capoluogo lombardo. Luca Voltolin, medico di 61 anni, è stato investito dallo scooter della donna mentre attraversava la strada e ha battuto violentemente la testa sull’asfalto: dopo sei giorni di coma è morto.

L’incidente – Dalle ricostruzioni effettuate risulta che l’uomo era al centro delle strisce pedonali intorno alle 19:30 del 2 ottobre e che lo scooter guidato dalla 35enne non lo abbia propriamente travolto, ma abbia comunque provocato la caduta mortale della vittima, che aveva le mani impegnate dai sacchetti della spesa. Il medico infettivologo lascia la moglie e un figlio.

Il reato – La donna, che ha subito il sequestro del mezzo e il ritiro della patente, ha la possibilità di scegliere un rito alternativo (patteggiamento o rito abbreviato) per rimanere nella cornice di pena prevista per il caso base del reato introdotto nel 2016, cioè da 2 a 7 anni di carcere (morte causata da violazioni non gravi al codice della strada).

Le polemiche – Il caso ha però suscitato le polemiche del sindacato della Polizia locale Usb e del “Comitato verità e giustizia per Antonio Barbato” per la presenza sul luogo dell’incidente di Marco Ciacci, il comandante dei vigili di Milano, che ha a lungo collaborato con la Boccassini. Ciacci aveva sostituito Antonio Barbato alla direzione dei “ghisa” a seguito delle dimissioni di quest’ultimo, indagato dalla Dda di Milano, allora diretta proprio dalla nota pm. Il sindacato Usb e il Comitato Barbato affermano che quel giorno il comandante Ciacci «sarebbe intervenuto sul posto prima delle pattuglie». E che questa presenza, «siccome è risaputo che Ciacci ha collaborato per anni con Ilda Boccassini», costituirebbe «una violazione del codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che all’articolo 7 dice: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale”».