1.069 vittime dal 1861 ad oggi. Una strage che unisce l’Italia da nord a sud, che coinvolge semplici cittadini, magistrati, giornalisti, bambini. Martedì 21 marzo, a Milano, si terrà la ventottesima Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata da Libera contro le Mafie e Avviso pubblico sotto l’Alto patronato della Presidenza della Repubblica.

Il Corteo – Il concentramento dei partecipanti alla manifestazione inizierà alle 8:30 in Corso Venezia. Dalle ore 9, il corteo si muoverà verso San Babila, passando per corso Matteotti e raggiungendo piazza della Scala, per poi concludersi di fronte al Duomo, dove intorno alle 11 inizierà la lettura dei nomi di tutte le 1.069 vittime innocenti delle mafie. Sarà presente in piazza anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che terrà il discorso conclusivo.

Manifestazione di Libera al Duomo (Libera)

“È possibile” lo slogan dell’edizione 2023: «Il titolo di questa Giornata vuole portarci a riflettere su ciò che ciascuno di noi può fare per l’affermazione dei diritti e della giustizia sociale. La parola “possibile” deriva da “potere” e indica ciò che si può realizzare, ciò che può accadere», ha affermato Libera nel comunicato che rilancia l’evento. Saranno più di 500 i parenti delle vittime presenti, provenienti da tutta Italia, in particolare da Calabria e Sicilia.

Milano e la mafia, 30 anni dopo Palestro – La scelta del capoluogo lombardo come sede del corteo nazionale per il ricordo delle vittime di mafia non è casuale: quest’anno, infatti, ricorre il trentennale della strage mafiosa di via Palestro. La sera del 27 luglio del 1993, davanti alla sede del Padiglione di arte contemporanea (Pac), un’autobomba colma di tritolo esplose in via Palestro, uccidendo i tre vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente di polizia Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, cittadino marocchino che dormiva su una panchina vicino al luogo dello scoppio.

Strage via palestro

Via Palestro poco dopo la strage (Ansa)

L’attentato, che ha provocato oltre 12 feriti, è inserito in uno dei periodi più duri della lotta alla criminalità organizzata. Erano gli anni del Maxiprocesso di Palermo, che portò alla conferma in Cassazione degli ergastoli a Totò Riina e altri vertici delle cosche più rinomate e temute, ma anche delle stragi che videro coinvolti Falcone e Borsellino, dell’esplosione di via dei Georgofili a Firenze (5 morti) e delle bombe alle Chiese di Roma. In totale, tra il 1990 e il 1993 sono state 189 le vittime di mafia accertate e centinaia le persone ferite.

Le vittime – Il portale statistico Vivi di Libera contiene tutti i dettagli delle 1.069 persone uccise dalla criminalità organizzata. 133 le donne, 115 i bambini: la più piccola di appena 50 giorni, Caterina Nencioni, coinvolta nell’attentato di via dei Georgofili. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 60 anni (452), mentre la regione con più vittime è la Sicilia (458), seguita da Calabria (215) e Campania (191). Sono 11 i giornalisti vittime della violenza mafiosa e terroristica in Italia: tra loro Peppino Impastato e Giancarlo Siani.