Tribunale Milano

Foto di Chiara Baldi

Una lunga sequenza di spari e tre morti. È questo il bilancio della sparatoria avvenuta la mattina del 9 aprile, poco dopo le 11 al Tribunale di Milano. Un uomo, Claudio Giardiello, imputato in un processo per bancarotta fraudolenta, ha sparato 13 colpi dentro il Palazzo di Giustizia e ha ucciso tre persone. Inizialmente si era parlato anche di una quarta vittima, morta sulle scale del Tribunale per un malore, ma con il passare delle ore si è rivelata fortunatamente una notizia infondata. Giardiello ha però sparato ad altre due persone, una rimasta gravemente ferita e ricoverata all’ospedale Niguarda, tutt’ora – all’indomani della sparatoria – in pericolo di vita.

La dinamica Giardiello era in Tribunale per assistere al processo in cui era imputato, insieme alla Magenta Srl, società immobiliare brianzola, per bancarotta fraudolenta. Nel corso del processo, l’uomo ha estratto la pistola e ha ucciso il suo avvocato, Lorenzo Alberto Claris Appiani (37 anni), che aveva rinunciato al mandato di difenderlo ed era testimone nel processo per il fallimento della società immobiliare. In aula Giardiello ha sparato anche a Giorgio Erba, sessantenne coimputato al processo, che è deceduto poco dopo al Policlinico, mentre lo stavano operando. È rimasto ferito, e gravemente come si diceva, l’altro imputato Davide Limongelli, socio e nipote dell’assassino.

Giardiello è quindi uscito dall’aula ancora armato ed è sceso al piano di sotto, il secondo, dove ha ucciso il giudice fallimentare Fernando Ciampi, che non era parte attiva nel suo processo. Poi si è trincerato dentro il Tribunale, che nel frattempo iniziava ad essere evacuato dalle forze dell’ordine. Giardiello è riuscito a uscire dal Palazzo di Giustizia, ancora armato, per scappare a bordo di uno scooter. Ma la sua fuga è finita a Vimercate, in Brianza, dove è stato fermato dai Carabinieri. A darne notizia è stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, con un tweet.

L’assassino – Giardiello, 57 anni, beneventano, da anni vive in Brianza dove fa l’imprenditore edile: negli ultimi anni, però, ha avuto diversi problemi economici e infatti la mattina del 9 era in tribunale per una causa di bancarotta fraudolenta. Il suo ex avvocato, Valerio Maraniello, ne ha parlato al Corriere della Sera come di “una persona sopra le righe, ingestibile come cliente perché non ascoltava mai i consigli. Era uno che pensava che tutti lo volessero fregare, era paranoide”. Per questo già Maraniello aveva rinunciato al mandato. Ai poliziotti che lo hanno arrestato, una volta arrivato in caserma, Giardiello ha detto: “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”. E ha ringraziato di esser stato fermato, altrimenti “avrebbe continuato a sparare”. Le indagini verranno condotte da Tommaso Bonanno, procuratore di Brescia, visto che una delle vittime era brianzola:

Le polemiche – Già nei minuti seguenti alla sparatoria in molti, fuori dal Tribunale, si chiedevano come fosse stato possibile che un uomo fosse entrato nel Palazzo di Giustizia armato. Una domanda che resta senza una risposta chiara. Da quanto si apprende, l’entrata del Tribunale sua via Manara – quella da cui entrano solitamente tutti i legali – sarebbe sprovvista di metal detector da luglio 2014, cioè da quanto è stato tolto poiché rotto. Giardiello è entrato da lì, con un tesserino falso. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto che “bisogna capire se ci sono state falle nella sicurezza”. Ma al centro delle polemiche ci sono anche il ritardo dei soccorsi: alcuni testimoni parlano di 35 minuti di ritardo, sebbene il Tribunale si trovi nelle vicinanze del Policlinico.

Chiara Baldi