L’invito era diretto, esplicito nel suo significato subliminale: “Cosa faresti in auto alla Boldrini?”. Un ragazzo si riprende mentre inscena una conversazione immaginaria con il cartonato della presidente della Camera. Nel video, il conducente dell’auto volge delle critiche contro la sagoma immobile della donna. Muta: la Boldrini non ha facoltà di parola, è rappresentata come un oggetto senza volontà. Quell’invito però riecheggia nelle orecchie degli utenti, scalda le dita che corrono rabbiose sulle tastiere. “Cosa faresti in auto alla Boldrini?”: il web riversa sulla presidente della Camera tutta la sua aggressività più cupa.

Il video, accompagnato dalla domanda, viene rilanciato sul blog di Beppe Grillo. In poche ore il post riceve centinaia di commenti violenti a sfondo sessuale. Molti inneggiano allo stupro, altri suggeriscono di picchiarla e costringerla a prostituirsi. Le minacce a Laura Boldrini pongono un interrogativo che Internet amplifica: dove nasce l’odio degli uomini verso le donne?

Secondo un rapporto dell’istituto di ricerca americano Pew Center, il 72,5 per cento degli account di donne subisce minacce. Una ricerca dell’Università del Maryland ha poi dimostrato che i profili femminili ricevono in media cento messaggi sessualmente offensivi sul web, mentre quelli maschili circa quattro. In Italia non ci sono numeri certi. L’Osservatorio Nazionale Stalking è uno dei pochi enti di ricerca che censisce le violenze verso le donne, tra cui anche quelle via web. L’ultimo rapporto del 2011 ha rivelato che su un campione di 9600 persone minacciate, il 70 per cento erano donne.

Non è semplice uniformare il motivo che scatena questi comportamenti perché ogni persona ha un profilo psicologico diverso. Spiega Massimo Lattanzi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Stalking: “Questi individui spesso sono professionisti al di sopra di ogni sospetto. Passano il tempo sul web a offendere le donne perché hanno sviluppato una sindrome di dipendenza, un po’ come i giocatori d’azzardo. Le persone che abbiamo aiutato ci hanno detto che non ne potevano fare a meno”.

La causa di questo meccanismo psicologico è l’allontanamento della donna dagli schemi tradizionali. Per Giorgia Serughetti, una delle fondatrici di Snoq (Se non ora quando) – movimento nazionale che si occupa della parità di genere – questo aspetto si manifesta soprattutto con le donne che occupano posizioni di potere: “Le minacce sessuali hanno le loro radici nella cultura. La modernità ha cambiato il ruolo che la donna rivestiva nella società tradizionale. L’identità femminile ha assunto nuove forme, mentre quella maschile è rimasta ancorata ai vecchi modelli. La violenza verbale è solo una reazione al cambiamento. Gli uomini hanno un’identità fragile e devono ricorrere alle minacce per sentirsi all’interno degli schemi tradizionali”.

Questa tesi è confermata da Giovanna Salvioni, docente di Antropologia Culturale dell’Università Cattolica di Milano: “Quando gli uomini minacciano sessualmente una donna non fanno altro che riportare un proprio sfogo su un soggetto più debole. Per questo gli insulti sono sempre a sfondo sessuale, perché si ritiene che il corpo femminile sia vulnerabile e quindi facilmente controllabile. Questo è il fattore che tiene gli uomini legati alla tradizione”.

Si genera un paradosso: proprio su Internet, mezzo che rappresenta la modernità, gli uomini fanno ricorso agli stereotipi dominanti nella società del passato. Il loro comportamento però mostra come l’identità di alcuni non abbia compiuto un processo di modernizzazione: “La brutalità delle minacce denota la perdita di alcuni principi educativi da parte delle società occidentali – sottolinea la professoressa Salvioni -. Ci troviamo in un momento storico violento. Per uscirne bisogna educare le nuove generazioni all’accettazione di valori imprescindibili, come il rispetto del corpo delle donne”.

Il caso di Laura Boldrini è forse il più eclatante. Purtroppo esistono molte donne perseguitate in Internet e costrette a subire insulti sessisti da uomini anonimi. Una minaccia sul web non è meno pericolosa di una reale: la violenza fa sempre paura.

Luigi Caputo