A mezzo secolo dall’uscita di 2001: Odissea nello spazio, il monolite di kubrickiana memoria torna al centro del mistero. (Ri)comparso per la prima volta il 18 novembre nel deserto dello Utah, negli Stati Uniti, è poi stato ritrovato (lo stesso oppure uno molto simile) nelle settimane seguenti anche in California, Romania, Inghilterra e perfino Italia. Su social e giornali le ipotesi si sprecano e intanto un collettivo di artisti ne rivendica la paternità. Ma le domande ancora aperte restano molte: da come sia stato trasportato a quale sia il suo significato.
Apparizioni multiple – La vicenda ha avuto inizio negli Usa, dove un parallelepipedo metallico di tre metri d’altezza è apparso all’improvviso il 18 novembre nel deserto rosso dello Utah per poi sparire altrettanto misteriosamente qualche giorno dopo. Da lì gli avvistamenti si sono moltiplicati in tutto il mondo: mentre negli States le autorità ancora si interrogavano sugli autori dell’installazione, un secondo manufatto gemello, quasi identico se non per alcuni cerchi disegnati sulla superficie, è stato ritrovato una settimana dopo nella Romania nord orientale, in un sito archeologico vicino alla città di Piatra Neamt. Poi un terzo, anch’esso all’apparenza di acciaio rivettato ma più piccolo e sottile, ha fatto la sua comparsa il 28 novembre di nuovo negli Usa, questa volta in California, trasformando la collina di Pine nel set perfetto per il terzo capitolo di questa saga dai tratti extraterrestri. L’ultima scoperta risale infine al 6 dicembre e ha come ambientazione l’isola inglese di Wight, dove la Bbc riporta del ritrovamento di una struttura scintillante e dalla superficie a specchio alta oltre due metri e larga 60 centimetri. Il copione è sempre lo stesso ed evoca la trama del film capolavoro di Kubrick del 1968, dove era il simbolo della conoscenza trasmessa dagli alieni ai terrestri: il monolite appare, incassa la sua dose di notorietà tra foto e video di curiosi e giornalisti e poi sparisce nel nulla. Una vera calamita per i social, tanto più alla luce degli ultimi aggiornamenti, che parlano di lettere anonime inviate alle testate locali americane e rumene per invitarle a recarsi sui luoghi delle apparizioni ad ammirare l’oggetto.
L’opera di artisti – Mentre le speculazioni si sprecano tra chi parla di una performance in stile Banksy, una trovata di marketing o una beffa divenuta virale, si fa strada l’ipotesi dell’installazione artistica. Venerdì 4 dicembre il gruppo The Most Famous Artists infatti ha pubblicato su Instagram svariate fotografie della struttura con tanto di firma e data, rivendicandone quindi la paternità.
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Il collettivo artistico capitanato dal 35enne Matty Mo ha anche proposto in offerta una riproduzione del monolite di metallo al prezzo di 45mila dollari insieme a un video che mostra la creazione del pezzo. «Volete dire che non erano alieni?», ha scritto uno dei membri della crew nelle risposte ai commenti, confermando di essere l’autore del manufatto. Ma il mistero non può considerarsi ancora fugato del tutto perché resta il dubbio se gli artisti, famosi per essere gli autori della scritta “Hollyweed” sulla collina della città patria del cinema americano, siano veramente i responsabili o stiano cercando di cavalcare l’onda mediatica della vicenda visto che non hanno fornito dettagli su alcuni aspetti critici dell’opera.
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I dubbi – Tra gli aspetti ancora da chiarire restano infatti tutti i nodi relativi alla gestione logistica dell’installazione. Come riporta il quotidiano locale Atascadero News, il monolite ritrovato in California sarebbe saldato ad ogni angolo, con rivetti che fissano i pannelli laterali a telaio in acciaio interno, ed avrebbe un peso tra i 100 e 200 chilogrammi. Qualità simili a quelle riscontrare anche nei suoi gemelli europei e inglesi. Queste caratteristiche, unite all’altezza mai inferiore ai due metri e alla collocazione spesso impervia, portano ad escludere sia il trasporto manuale che su strada. La soluzione più probabile sembrerebbe quindi l’uso di un elicottero ma anche in questo caso ci si chiede come un velivolo del genere possa non essere stato avvistato nei cieli vicini ai luoghi del ritrovamento nè intercettato dai radar. A maggior ragione per i casi in cui l’installazione o la rimozione sarebbe avvenuta di giorno. E c’è anche chi si chiede come gli autori abbiamo potuto spostarsi così agilmente da un Paese all’altro in un periodo di restrizioni come quello attuale. Insomma, gli interrogativi cui dare risposta restano ancora molti così come non è da escludere un nuovo imminente ritrovamento in qualche altra località del pianeta.
Il caso italiano – Intanto anche il nostro Paese è a suo modo diventato protagonista della vicenda. Il monolite ha infatti fatto la sua comparsa anche a Lanuvio, comune nella provincia metropolitana di Roma. La stele metallica, simile alle precedenti, era stata ritrovata da alcuni habituè del footing la notte tra il 3 e il 4 dicembre nei giardini di Villa Sforza Cesarini, presso l’area archeologica del Tempio di Giunone Sospita. La mattina del 10 dicembre è però scomparsa. Tutto farebbe pensare all’ipotesi del gesto di un burlone locale, che sarebbe già stato identificato. Anche se l’amministrazione comunale sta comunque continuando a svolgere tutte le indagini a riguardo con l’ausilio della polizia locale.