Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo

Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo

Ha scelto di andarsene. E per farlo ha morso un pulsante in grado di mettere in circolo il farmaco letale necessario per la pratica del fine vita. Per essere sicuro di riuscirci, prima, ha fatto qualche tentativo. E così, alle 11.40 del 27 febbraio, Fabiano Antoniani (conosciuto a tutti come Dj Fabo) ha squarciato quella notte che lui stesso aveva definito senza fine, sottoponendosi ai trattamenti del suicidio assistito. All’estero. Tre anni fa, un incidente stradale lo aveva reso cieco e tetraplegico. Sospeso in un buio interminabile. Lunghi periodi di terapie senza esito lo avevano convinto a chiedere aiuto anche al Capo dello Stato. E all’Associazione Luca Coscioni.

Marco Cappato rischia il carcere – In Svizzera lo ha accompagnato Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, che ora potrebbe rischiare 12 anni di carcere per il reato di aiuto al suicidio. L’ex deputato europeo dei Radicali, di ritorno in Italia, si è autodenunciato ai carabinieri, tenendo fede a quanto annunciato prima sul suo profilo Facebook poi ai microfoni di Radio 24: «Ora lo Stato ha due strade: o far finta di nulla, dato che il tutto è si è svolto fuori dal Paese, oppure incriminarmi. E io spero che lo faccia».

«Non c’è istigazione» – Secondo l’esponente dei Radicali l’istigazione, in questo caso, non ci sarebbe stata perché fino all’ultimo il dj 39enne avrebbe avuto la possibilità di tirarsi indietro. Cappato, rimasto con lui fino alla fine ma aspettando l’esito in un’altra stanza, ha dichiarato: «In Italia esiste il reato di istigazione alla morte volontaria, ma in questo caso non c’è stata alcuna istigazione: più volte gli è stato ripetuto che avrebbe potuto fermarsi in qualsiasi momento, poi abbiamo capito che queste parole lo infastidivano e lo innervosivano ancora di più e allora abbiamo lasciato perdere».

L’autodenuncia sarà valutata – Per il procuratore di Milano, Francesco Greco, l’autodenuncia dell’esponente dei Radicali sarà valutata sotto tutti i profili, compresa la giurisprudenza della Cedu e non è detto che Cappato finisca nel registro degli indagati: «Per questo reato, l’aiuto deve essere portato fino all’atto finale». La complessità della vicenda, che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, per Greco «andrà ricostruita, dato che qui c’è una questione di diritto alla vita e alla morte».

Le reazioni della politica – «Mi sento colpito dalla vicenda come tutti i nostri concittadini. Il governo guarda con rispetto al confronto parlamentare che c’è e che credo sia doveroso», ha dichiarato il premier Paolo Gentiloni sulla morte di Antoniani. Il Presidente del Consiglio ha però chiarito che «la legge su cui la Camera è chiamata a pronunciarsi riguarda il testamento biologico e non l’eutanasia». Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute, ha espresso «solidarietà umana» alla fidanzata e alla famiglia, ma ha aggiunto: «C’è una normativa in Parlamento, che sta lavorando in modo sobrio, ma il governo non interverrà».

L’esempio – Il tesoriere dell’associazione aveva accolto la richiesta di Antoniani, promettendogli di aiutarlo. E così ha fatto. L’ex eurodeputato, a sua volta, però, aveva chiesto ad Antoniani di raccontare la sua storia perché sarebbe stato di grande aiuto ad altre persone nelle stesse condizioni e lui aveva accettato: «Farlo è stato facile e forse, anche questo, gli ha dato la voglia di resistere per qualche settimana in più».