Il Venerabile maestro della P2 Licio Gelli morto lunedì notte

Il venerabile maestro della P2 Licio Gelli morto lunedì notte a 96 anni

Poche firme sul registro delle visite. Nessuno in coda sul marciapiede davanti alla cappella di Santa Maria della Misericordia ad Arezzo per l’ultimo saluto a Licio Gelli. Il venerabile maestro della loggia massonica P2 è morto a 96 anni a villa Wanda nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 dicembre. E ora vegliano sulla sua bara solo i familiari, prima della sepoltura a Pistoia accanto alla ex moglie Wanda. Non si è visto nessuno dei nomi scritti sulla lista degli aderenti all’organizzazione segreta sciolta per legge nel 1982. Eppure politici, funzionari dello Stato, imprenditori, giornalisti un tempo facevano la fila per parlare con chi si definiva il “burattinaio d’Italia”.

Licio Gelli era nato a Pistoia nel 1919. In gioventù fu una camicia nera e il fascismo lo accompagna anche nella bara. Sul bavero del suo ultimo completo blu c’è la spilla del tricolore con il fascio littorio. Sopravvisse alle fucilazioni perché collaborò con gli alleati. Aveva già capito come muoversi nelle trame del potere. Ed è ciò che ha fatto in tutta la sua vita. Fu coinvolto in molte inchieste, da alcune ne uscì indenne, ma in altre fu condannato. Per il depistaggio per la strage del 2 agosto a Bologna e per il crac del Banco Ambrosiano nel 1998, tra l’altro. Dodici anni ai domiciliari che gli risparmiarono il carcere. In cella, però, Gelli ci è stato. A Ginevra prima e in Italia poi. Al suo attivo anche un’evasione dal carcere di Champ Dollon.

Scritte inneggianti alla P2 e al fascismo su una lapide per i caduti partigiani e per le vittime del terrorismo a Bologna

Scritte inneggianti alla P2 e al fascismo su una lapide per i caduti partigiani e per le vittime del terrorismo a Bologna

Al di là delle vicende giudiziarie di cui fu protagonista, il Venerabile rimarrà nella memoria italiana per i misteri che contribuì a creare e per quelli che non potrà mai più rivelare. Molte di quelle manovre nella politica e nella gestione del potere non sono finite a processo oppure sono state prescritte. Ma la mano della P2 ci fu. Come sulla cospirazione che portò al fallito golpe Borghese. O anche sul sequestro Moro, la scalata al Corriere della Sera, l’omicidio Pecorelli. Paradosso dei paradossi fu l’assoluzione di Gelli nel processo per «cospirazione politica mediante associazione», il procedimento contro la P2.

Il 17 marzo del 1981, giorno in cui venne trovata la lista dei circa mille iscritti alla loggia, i magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone indagavano sulla morte dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. E di quei giorni ricordano oggi la mole di carte che stupì tutti. L’ex togato Colombo non poteva credere ai suoi occhi quando da quei documenti emersero i nomi dei vertici dei servizi di sicurezza. Dietro a tutto quel potere, però, secondo Turone non c’era soltanto Gelli: «Di quel meccanismo criminale Gelli fu solo il notaio».

Lara Martino