Un autoscatto è più pericoloso dell’attacco di uno squalo? Stando alle statistiche, sì. In dieci anni, dal 2011 al 2020, oltre 300 persone sono morte nel tentativo di assicurarsi il selfie perfetto, mentre i pescecani ne hanno uccise “solo” 69. L’ultimo a rischiare la vita per una foto è stato un 31enne di Pomigliano d’Arco, che la sera del 15 maggio è precipitato dal parapetto di ponte Garibaldi a Roma. Secondo i soccorritori, è un miracolo che il giovane sia ancora vivo dopo quella caduta di circa venti metri.
I precedenti – Per quanto riguarda l’Italia, l’incidente di Roma è solo l’ultimo caso di autoscatto finito in tragedia – in questo caso solo sfiorata, per fortuna. La prima vittima di selfie fu una liceale barese di 17 anni che nel 2014, durante una gita scolastica a Taranto, cadde sugli scogli del lungomare e morì dopo cinque giorni di agonia. Neppure un anno più tardi, un turista tedesco che sciava fuoripista in Alto Adige perse l’equilibrio durante lo scatto e cascò in un dirupo di 200 metri. Nel 2019 la terza vittima, un 23enne scivolato sul bordo di una cascata lungo un sentiero, nei boschi del Varesotto. A livello globale, le prime furono tre adolescenti statunitensi, che nel 2011 persero la vita mentre cercavano di autoimmortalarsi al momento del passaggio di un treno.
Le tragedie – Se, a livello cronologico, gli Stati Uniti hanno inaugurato questa macabra classifica, il Paese che conta più morti e feriti è l’India, ben 172. Il 17 luglio 2017, 48 persone si ustionarono gravemente tra le fiamme di una panetteria di Chennai, nel sudest della penisola indiana, scattandosi dei selfie. Il 16 maggio 2021, nove indonesiani, tra cui due bambini, sono affogati dopo che la loro barca si è rovesciata: circa venti persone si sono ammassate su un lato dell’imbarcazione, che si è capovolta. Si stavano scattando un selfie di gruppo.
Le cause – Proprio l’acqua è il pericolo principale quando ci si cimenta in un autoscatto: cascate, onde e barche sono spesso coinvolte negli incidenti mortali di questo tipo. La seconda causa di morte è l’altezza: grattacieli, campanili, alberi sono ottimi per chi cerca il selfie perfetto. Dalle statistiche si ricava un altro dato interessante: nonostante siano le donne a scattarsi più foto, le vittime maschili sono circa tre volte quelle femminili. Le ricerche a riguardo spiegano perché morti e incidenti sono così frequenti: stando a un sondaggio del 2020, citato dal New York Post, il 41% degli intervistati ha ammesso di aver messo in pericolo sé stesso per un autoscatto e l’11% è arrivato a ferirsi. Un’ossessione, quella da selfie, che è una vera e propria malattia: la comunità scientifica ha coniato un termine apposito, “Selfitis” (traducibile con “selfite”), per descrivere chi non resiste più di qualche ora alla tentazione di rivolgere la fotocamera verso sé.