È morto alle 6 di mattina del 7 aprile il 13enne che la sera di sabato 5 aprile era stato colpito alla testa da un colpo di pistola, nella sua casa a Roma. Era ricoverato in gravi condizioni all’ospedale San Camillo di Roma. Le indagini sulla dinamica sono in corso e secondo le prime ricostruzioni l’arma, regolarmente detenuta, apparteneva al fratello maggiore della vittima che lavora come guardia giurata.
Nessuno avrebbe assistito al momento dello sparo, neanche il padre che era in casa. I familiari sostengono che l’arma fosse stata lasciata su un tavolo dal fratello che, dopo essere rientrato dal lavoro, l’aveva smontata. Secondo la versione della famiglia, il 13enne avrebbe cercato di rimontarla seguendo video tutorial su Youtube dal suo telefono o dalla smart tv di casa, ma gli investigatori hanno già escluso che al momento dello sparo il ragazzino stesse usando il suo smartphone. I poliziotti del commissariato San Paolo e i colleghi della Squadra Mobile si stanno occupando degli accertamenti: dovranno verificare se l’arma fosse davvero smontata e quali siano le responsabilità dei familiari. Lo smartphone del giovane e la pistola sono stati sequestrati e verranno analizzati. Sarà inoltre fatta un’analisi balistica in casa per ricostruire la direzione dello sparo. Il fratello maggiore potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati per omessa custodia di arma da fuoco.
Dall’inizio del 2025, riporta Repubblica, sono state 20 le morti in Italia causate da armi da fuoco regolarmente detenute, di cui tre nel Lazio e cinque a Roma. Nella Capitale sono 12.986 le persone che hanno un’arma e solo nel 2023 ci sono stati 228 nuovi permessi di porto d’armi per difesa personale.