Mussari e Vigni

Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ex vertici di Mps (Ansa)

Tre nuove perquisizioni hanno svegliato Siena. Destinatari: gli ex vertici del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, più il capo dell’area comunicazione David Rossi. Su ordinanza della Procura di Siena, martedì 19 febbraio i finanzieri del nucleo valutario si sono presentati a casa di Mussari e Vigni e nella sede della banca. Qui sono entrati in particolare nell’ufficio di Rossi. Secondo indiscrezioni, nell’operazione sarebbe coinvolta anche una quarta persona, di cui non si conosce il nome.

All’ex capo e all’ex vice di Mps sono già contestati diversi reati di tipo finanziario: dalla truffa all’appropriazione indebita e all’ostacolo alla Vigilanza. Manipolazione di mercato, anche, dopo le segnalazioni inviate ai pm di Siena nei giorni scorsi dalla Consob, l’autorità di vigilanza di Piazza Affari. Resta da capire quali documenti stessero cercando i finanzieri attorno alla scrivania di David Rossi, visto che al momento il responsabile della comunicazione Mps non risulta indagato. Mentre nessun documento proveniente dall’abitazione di Mussari sembrerebbe essere stato sequestrato. “Le imputazioni mosse a Mussari restano le stesse contestate in sede di interrogatorio”, si legge in una nota del suo difensore Fabio Pisillo.

Non è la prima volta che i finanzieri varcano la soglia di casa Mussari. Era già successo a maggio, durante una serie di perquisizioni dirette agli uffici finanziari della banca e ad alcuni alti funzionari. Anche allora il motivo era il finanziamento da 9,3 miliardi dell’acquisto di Antonveneta nel 2008. Oggi quell’acquisto è diventato uno dei filoni dell’inchiesta Mps, che chiama in causa un prestito spacciato per aumento di capitale, il cosiddetto fresh.

Le tre perquisizioni seguono di una settimana quelle nell’abitazione e negli uffici di Gianluca Baldassarri, numero uno dell’area finanza di Rocca Salimbeni all’epoca dell’acquisizione di Antonveneta. Il giudice per le indagini preliminari di Siena ha convalidato il fermo di Baldassarri, dopo il sequestro di 17 milioni che, incrociati con le dichiarazioni del  dipendente della banca svizzera Dresdner Antonio Rizzo, vengono considerati parte del bottino della “banda del 5 percento”, che lucrava sulle commissioni.

Intanto venerdì 15 febbraio il presidente dimissionario di Mps è stato sentito dai magistrati. Dalle parole di Mussari e Baldassarri, nei prossimi giorni, potrebbero emergere nuovi elementi d’indagine. E chissà che le nuove perquisizioni non siano proprio il frutto degli ultimi interrogatori.

Giuliana Gambuzza