Fratturavano ossa a vittime consenzienti usando dischi di ghisa e blocchi di cemento per poi truffare le compagnie e riscuotere i premi assicurativi. È il quadro di disperazione e miseria svelato dagli uomini della Squadra mobile di Palermo e Trapani nell’operazione “Tantalo Bis” che ha portato all’arresto di 42 persone, tra cui un avvocato che avrebbe curato le questioni legali. L’operazione, condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo e coordinata dai procuratori aggiunti Sergio Demontis ed Ennio Petrigni, coinvolgerebbe un centinaio di complici appartenenti alla rete della banda specializzata in frodi assicurative. La Guardia di Finanza, inoltre. ha sequestrato beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie agli indagati per un valore stimato di oltre mezzo milione di euro.

Il sistema – Le vittime erano ai margini della società afflitte da problemi economici, malattie mentali o tossicodipendenze, adescate dalla banda con la promessa di un guadagno sui 300-400 euro. Quindi i colpi a pesi da palestra o mattoni per procurare le menomazioni. Che dovevano essere il più realistiche possibile per poter truffare i medici delle compagnie assicurative e ottenere premi che oscillavano tra i 100 e i 150mila euro l’uno. Le lesioni interessavano braccia e gambe, con danni anche gravi che costringevano le persone coinvolte alle stampelle e alla carrozzina per mesi. I casi registrati sono oltre sessanta.

Il precedente – L’operazione appartiene a un filone di indagini partite nel gennaio del 2017 e che ha portato l’estate scorsa all’arresto di 11 persone, tra cui un’infermiera dell’ospedale Civico di Palermo che somministrava anestetici per lenire il dolore delle fratture. All’epoca gli inquirenti accertarono attraverso pedinamenti e analisi dei tabulati telefonici che Hadry Yakoub, 22 anni, ritrovato tumefatto sul ciglio di una strada palermitana, non era vittima di un pirata della strada. Il tunisino era morto per le lesioni. Era morto per «guadagnare qualcosa», come emerse da un’intercettazione tra due complici.