Sono cinque i carabinieri agli arresti domiciliari e altri tre sospesi per un anno con le accuse di corruzione, omissione di atti d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli (i pm sono Antonella Serio e Giusy Loreto) e condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli), hanno portato all’emissione delle misure cautelari da parte del Gip di Napoli nei confronti di otto colleghi dell’arma.

Le prime indiscrezioni – Secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno,un gruppo di carabinieri della caserma di Sant’Antimo avrebbe preso di mira un collega, il maresciallo Giuseppe Membrino, attuale comandante della stazione di Trentola Ducenta, pedinandolo e fotografandolo a fini di ricatto. Un ordigno fu anche fatto esplodere sotto la sua auto. Commentando il fatto nella conferenza stampa delle ore 12, il procuratore capo Giovanni Melillo ha comunque ribadito la sua «totale fiducia nell’Arma», che sta portando avanti le indagini con scrupolo.

Informazioni alla camorra – Nei confronti dei cinque carabinieri arrestati la Procura aveva presentato anche l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica, che tuttavia il Gip non ha concesso: i magistrati hanno già presentato appello al riesame. Tra gli indagati c’è infatti anche il boss Pasquale Puca, a capo dell’omonimo clan che opera nella zona di Sant’Antimo e recentemente condannato all’ergastolo per omicidio. Secondo l’accusa, per anni i carabinieri avrebbero ricevuto con regolarità somme di denaro in cambio di informazioni confidenziali.