Un arsenale, chili di stupefacenti e un distintivo falso della Guardia di Finanza. È quanto ritrovato dai Carabinieri di Napoli nella roccaforte del clan Sequino nel Rione Sanità, dove all’alba i militari hanno eseguito un blitz arrestando 30 persone ritenute affiliate alla famiglia. Durante le indagini, i militari hanno colto in flagranza di reato quattro persone, a cui sono stati sequestrati 1,3 chilogrammi di cocaina proveniente dal comune calabrese di San Luca. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, porto abusivo di armi e spaccio di stupefacenti. I reati sono aggravati da finalità e metodo mafiosi.
“Mesate” e scommesse a debito – Gli investigatori hanno ricostruito l’attività criminale del clan nel centro storico della città. E’ stato portato alla luce il meccanismo d’uso della “cassa comune”, che serviva a pagare le cosiddette “mesate”, i soldi che i boss corrispondevano alle famiglie degli affiliati detenuti. Scoperto anche il sistema del pizzo ai centri scommesse. I membri dei Sequino piazzavano giocate su eventi sportivi senza pagare le quote, salvo poi incassare le eventuali vincite. Nel fortino sono stati trovati anche un kalashnikov, cinque pistole, una mitragliatrice e tre fucili, oltre a 630 grammi di marijuana.
Colpiti anche i Vastarella – Nelle stesse ore, la Squadra Mobile della Polizia di Napoli ha colpito duramente anche la famiglia rivale dei Vastarella. A Guidonia, a sud est di Roma, è stato arrestato un membro di spicco del clan, già latitante, dopo una fuga rocambolesca. Inoltre sono state notificate due misure cautelari ad Antonio e Patrizio Vastarella, già agli arresti in carcere per il tentato omicidio ai danni di Giovanni Sequino.
La scia di sangue – L’operazione arriva in un momento di forte tensione tra i clan. Solo nell’ultimo fine settimana nell’hinterland napoletano è stato insanguinato da due omicidi. Il primo sabato sera, a Mugnano, quando tra la folla è stato assassinato con un colpo di arma di fuoco alla nuca Giovanni Pianese, 63 anni, venditore ambulante occasionale nel mercato del pesce locale. Secondo gli inquirenti, l’uomo sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale nei confronti di suo figlio Saverio, vicino ai clan di Secondigliano e Scampia. La matrice della vendetta sembra essere anche al centro del secondo omicidio, avvenuto ad Acerra domenica 17 febbraio. Attorno alle 10, due uomini a bordo di uno scooter di grossa cilindrata hanno teso un agguato a Vincenzo Mariniello, 46 anni, capo clan dell’omonimo gruppo criminale. Dietro l’agguato ci sarebbe un regolamento di conti dovuto ai debiti contratti dal boss con alcuni clan locali. L’uomo è stato crivellato a colpi di arma da fuoco nel cortile della sua abitazione mentre cercava rifugio. Aveva ereditato la posizione nella cosca dal padre Gennaro, anche lui assassinato il 23 marzo del 2000 dai rivali De Sena-Di Fiore.
Faide e tradimenti – All’epoca le due famiglie assoldarono un cecchino per poter uccidere Gennaro. Fu colpito a distanza, mentre era sul balcone di casa. La vendetta arrivò 6 anni dopo, quando suo fratello Antonio assassinò l’esponente del clan De Falco, Ciro. «Gesù ti consegna l’assassino di tuo fratello e tu che fai, non gli spari?», disse in un’intercettazione telefonica. Gli arresti di questa mattina non sono circoscritti al solo Rione Sanità, ma investono tutto il territorio napoletano.
Sempre sabato, infatti, è stato arrestato alle porte di Capodichino Ciro Rinaldi, 55 anni, detto «o’ Maùè», accusato di essere il mandante del raid avvenuto nel 2016 a Ponticelli che costò la vita al boss 24enne dei “barbudos”, Raffaele Cepparulo, e al 19enne Ciro Colonna, vittima bianca di camorra rimasto ucciso nell’agguato. La soffiata sulle informazioni utili alla posizione di Rinaldi sono arrivate da Anna De Luca Bossa, considerata fondatrice del primo clan gestito da sole donne, le “Pazzignane”, nome derivato dal rione Pazzigno dal quale provengono le affiliate.
La risposta del Sindaco – «Voglio congratularmi con i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e con la magistratura napoletana per l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare per fatti gravi di camorra eseguite questa mattina nel quartiere Sanità – ha affermato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris – .Grazie a queste attività la Sanità sarà progressivamente liberata dai tentativi del crimine di rallentare la rinascita di un quartiere dove la sua gente ha già scelto per la bellezza, lo sviluppo, la cultura e l’umanità».