L'incendio della Città della scienza di Napoli

Pescatori guardano la Città della scienza di Napoli distrutta dalle fiamme

È stata una notte che i napoletani ricorderanno a lungo. Rischiarata da alte fiamme e invasa da una densa colonna di fumo nero. Il Vesuvio, però, è stato solo uno degli inermi spettatori dell’incendio di enormi proporzioni che ha praticamente distrutto, tra lunedì 4 e martedì 5 marzo, la Città della scienza, il museo interattivo considerato tra i gioielli culturali di Napoli.

Le cause sono ancora ignote, anche se il sindaco Luigi De Magistris ha parlato di una possibile origine dolosa: “Mi sembra che dietro le fiamme ci sia una mano criminale. Ora dobbiamo affidarci completamente alla magistratura per indagini il più approfondite possibili”.

E la Procura della Repubblica di Napoli si è mossa subito, ponendo sotto sequestro l’area di 12 mila metri quadri interessata dal rogo, che ha distrutto quattro capannoni e risparmiato solo un edificio, il “teatro delle Nuvole”, un corpo separato che ospitava rappresentazioni.

Nel bilancio, gravissimo, dell’incendio un’unica nota positiva: l’assenza di vittime e feriti. Non c’erano persone all’interno della struttura per via della giornata di chiusura settimanale, fissata proprio il lunedì.

La ricostruzione dell’incendio è sotto la lente degli investigatori, anche se il fuoco sembra essere divampato in pochi minuti, secondo quanto riportato dal custode dell’area. Il fronte delle fiamme si è quindi esteso per oltre un centinaio di metri e i vigili del fuoco hanno avuto bisogno di ore per domarlo.

Sono bastati pochi minuti per mandare in fumo un polo che in una dozzina d’anni aveva guadagnato consensi e credibilità, attirando una media di 350mila visitatori ogni anno e dando lavoro direttamente a 160 persone, senza contare l’indotto. Un progetto nato negli anni Novanta nell’ex area industriale di Bagnoli e che aveva rilanciato il quartiere dopo l’era dell’acciaio e dell’Italsider.

“È un lutto per la città, per la cultura e la scienza di Napoli”, ha affermato ancora De Magistris, chiedendo al prossimo governo “se ci sarà, di darci una mano, perché questa città è stata abbandonata”.

Francesco Loiacono