Duecentomila lire in cambio di 32 euro, intermediari incensurati e la conversione del vecchio conio per riciclare i soldi ricavati da attività illecite. È questo il sistema utilizzato dalla criminalità organizzata e scoperto dalla Guardia di Finanza di Roma e Napoli, che ha portato all’arresto questa mattina, 21 marzo, di quattro persone tra cui Gaetano Mungiguerra, considerato vicino al clan dei Casalesi. Durante l’operazione “Miracolo” delle Fiamme gialle, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, sono state sequestrate banconote fuori corso per un valore di 1 miliardo e 100 milioni di lire.
Il sistema – Dalle intercettazioni è emerso il tasso di cambio applicato e l’occultamento di 20 miliardi della valuta fuori corso. In sostanza, il meccanismo avrebbe consentito al clan di incassare oltre 3,3 milioni di euro. Il sistema prevedeva che la riconversione della somma avvenisse in piccole tranche e, per dare una parvenza di legalità al tutto, venivano prodotti documenti che attestavano normali vendite di valuta storica. Il collaudato sistema criminale era diffuso in tutto il Paese ed è andato avanti per quattro anni. In uno dei casi finiti sotto la lente degli investigatori, la conversione si sarebbe dovuta concludere in una banca svizzera. Su questa informazione si è aperto un altro filone di indagini.
Le lire oggi – La scadenza per la riconversione delle lire in euro venne fissata per il 28 febbraio 2012. Con il governo Monti, un decreto legge ha anticipato la scadenza al novembre 2011, un decreto che però la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo nel dicembre 2015. A seguito di questa decisione, la Banca d’Italia ha deciso di agevolare tutti coloro che avevano presentato domanda di riconversione tra novembre 2011 e febbraio 2012. Lo stratagemma della criminalità organizzata, basato sulla documentazione falsa, si fondata proprio su questo particolare che favorisce chiunque dal 22 gennaio 2016 è in grado di documentare di aver richiesto di convertire le lire tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012. In quei mesi, la Banca d’Italia ha ricevuto domande per circa cinque miliardi di lire.