Danni e devastazione, poi un rapido recupero. In tempi record, alle 20 di domenica 1° marzo, ha riaperto il pronto soccorso dell’ospedale “Pellegrini” di Napoli, seriamente danneggiato durante la notte da parenti e amici di Ugo Russo, il quindicenne ucciso da un carabiniere di 23 anni nel corso di una tentata rapina nel quartiere Santa Lucia. Visti i danni e la mancanza delle condizioni igienico-sanitarie minime, la struttura aveva previsto in mattinata il trasferimento presso gli altri ospedali cittadini degli otto pazienti presenti. «Esprimo solidarietà a tutti i nostri dipendenti che sono stati vittime di insulti e minacce. Sono stato costretto a chiudere il pronto soccorso che è inagibile», dice Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Napoli 1. Il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri Filippo Anelli denuncia: «In tempo di Covid-19 se aggredisci un medico poi chi ti salva la vita?».

Ugo Russo, il quindicenne dei Quartieri Spagnoli ucciso dal carabiniere

Il fatto – A scatenare tutto una tentata rapina nella tarda serata di sabato 29 febbraio. Russo, insieme a un complice, avrebbe avvicinato in scooter una giovane coppia, un carabiniere in borghese e la sua fidanzata, fermi con la loro auto nella zona del lungomare di Napoli. Dopo aver chiesto il rolex e aver minacciato l’uomo con una pistola, poi rivelatasi finta, il ragazzo è stato colpito dal carabiniere con tre colpi, al braccio, al torace e alla testa, ed è morto poco dopo in ospedale. Il complice, proveniente come Russo dai Quartieri Spagnoli, è stato fermato poche ore dopo. L’accaduto ha scatenato la rabbia dei parenti. «Non doveva ucciderlo, era già ferito, l’avrebbero arrestato. Adesso vogliamo giustizia» hanno dichiarato la nonna del ragazzo, Patrizia, e le due zie, Luciana e Raffaella. «Quel carabiniere è un criminale, gli ha sparato dietro la testa mentre stava scappando. Ha voluto uccidere mio figlio» ha dichiarato il padre Vincenzo Russo.

Le indagini e le reazioni – Gli inquirenti sono ora al lavoro per chiarire la dinamica dei fatti. Secondo le prime ricostruzioni, il carabiniere, in servizio a Bologna e a Napoli solo in borghese, avrebbe agito solo dopo essersi identificato e per salvaguardare la ragazza che era con lui. Questo però non eviterebbe l’apertura di un’inchesta nei confronti del militare, un atto dovuto in simili circostanze. Il complice di Russo potrebbe essere accusato di tentata rapina. L’immediata azione dei carabinieri non ha fermato però la reazione degli amici e dei parenti del quindicenne ucciso. Oltre ai danni al pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini di Napoli, gli amici avrebbero organizzato un raid nei confronti della caserma Pastrengo di Napoli, sede del Comando provinciale dei Carabinieri, sparando quattro colpi di pistola contro la l’edificio, vicino al passo carraio.

Le aggressioni – La devastazione del pronto soccorso dell’ospedale di Napoli è solo l’ultima in ordine di tempo. Sono già ben 19 le aggressioni avvenute dall’inizio dell’anno secondo la Fnomceo, la Federazione nazionale tra gli Ordini dei medici, secondo cui «innegabile la situazione di emergenza e rischio in cui lavorano i colleghi, come è innegabile il fortissimo ruolo sociale, prima ancora che sanitario, da loro svolto. Episodi come questi, però mettono a rischio tanto l’assistenza degli abitanti di questa zona quanto la sopravvivenza del presidio». Su Facebook l’associazione Nessuno tocchi Ippocrate sottolinea come ormai «È guerra e questo non è tollerabile! Noi non siamo dei soldati. Piena solidarietà a tutti gli operatori aggrediti del Pellegrini, ormai divenuto un vero e proprio ospedale di trincea».