La scuola media “Antonio de Curtis” di Casavatore (screenshot da Google Maps)

«Non riesco a spiegarmi il motivo di tanta violenza: ho solo sgridato gli alunni perché erano indisciplinati, ma mai avrei pensato che qualcuno potesse reagire in quel modo». Enrico Morabito, il professore 42enne aggredito e pestato da cinque uomini giovedì scorso in provincia di Napoli, fa ancora fatica a processare quanto gli è accaduto: quando prova a fare delle ipotesi usa il condizionale o formule dubitative come «credo», «forse». Quel poco che sa, lo ha raccontato sabato mattina ai pubblici ministeri della procura di Napoli nord. Quel giovedì, nel suo ultimo giorno di supplenza alla scuola media “Antonio de Curtis” di Casavatore, il paese dove vive, il docente aveva sanzionato un’intera classe con una nota disciplinare. «I ragazzi erano scatenati. Entravano e uscivano dalla classe senza permesso, facevano capannelli parlando come se io non ci fossi. Addirittura alcuni si sono seduti sul davanzale», ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. Poi, nel pomeriggio, l’aggressione.

«Mandanti? I genitori» – Conoscevano anche il codice del citofono i cinque autori della “spedizione punitiva” ai danni di Morabito, avvenuta in pieno giorno. «Hanno suonato intorno alle quattro e hanno detto a mia madre “Siamo amici di Enrico, può chiedergli di scendere?”», ha spiegato il professore, che dice di aver pensato che fossero degli studenti che lo volevano salutare. Quando è uscito però non ha visto nessuna faccia conosciuta. «Uno di quei cinque mi ha chiesto “Sei tu Enrico?”, e alla mia conferma ha aggiunto “Allora sei il professore della De Curtis”. Poi mi sono saltati addosso». Pugni, calci, la testa del docente sbattuta contro i vetri del palazzo. Morabito, che ha lavorato per anni nel settore dello spettacolo come attore e regista di cortometraggi, aveva deciso di darsi all’insegnamento per arrotondare, «visto il poco lavoro degli ultimi tempi». Non poteva immaginare che quel mestiere lo avrebbe fatto finire in pronto soccorso. Dice però di non provare rancore nei confronti dei ragazzi: «Sono, come me, vittime. Di una società violenta, che non sa educarli all’amore e alle regole». I mandanti dell’aggressione sarebbero invece i genitori, che potrebbero aver deciso di fargli pagare la nota disciplinare «forse indirettamente, incaricando qualcuno di picchiarli».

Diffamazioni social – Nei giorni successivi all’accaduto, peraltro, sul profilo social di Morabito sono apparsi dei commenti che accusavano il professore di «comportamenti ambigui» con gli studenti. Alcuni sostengono che avrebbe parlato di masturbazione in aula, altri parlano di foto scattate ai bambini. Uno addirittura recita: «Quelli che hanno compassione per quest’uomo non sanno come sono andate realmente le cose. Se fossero stati figli loro, forse avrebbero fatto di peggio». Frasi che non trovano alcun riscontro nella realtà a detta del professore, che ipotizza si tratti di una rappresaglia per aver denunciato i fatti e preannuncia querele per diffamazione e minacce: «Qualcuno sta cercando di infangare il mio onore, ma ho la coscienza pulita».

Gli altri casi – Quello di Enrico Morabito non è l’unico caso di aggressione ai danni di un docente negli ultimi mesi. A novembre dello scorso anno un professore di lettere di Villaricca, sempre nel Napoletano, era stato assalito da alcuni ragazzi per aver sgridato un alunno di terza media. I Carabinieri avrebbero poi individuato i presunti aggressori: un diciannovenne e un ventenne, ora sotto indagine per lesioni personali. Mentre a dicembre ad Avola, in provincia di Siracusa, uno studente insieme a due giovani ha pestato il preside e un insegnante dell’istituto superiore del paese.