Condizionavano appalti pubblici, controllavano imprese edili e movimento terra, sceglievano chi doveva occupare certe cariche – come il presidente della comunità montana «Aspromonte orientale» -, in modo da spartirsi affari e concessioni.

Sono 39 gli affiliati alla ‘ndrangheta arrestati martedì mattina dai Carabinieri calabresi. La maxi-operazione, denominata «Saggezza», è stata condotta dal Comando Provinciale di Reggio Calabria nella Locride e nelle province di Vibo Valentia e Cosenza. Le indagini si sono spinte fin nel Comasco, dove una persona di Longone al Segrino è finita in manette all’ospedale di Cantù. Le ordinanze di custodia cautelare hanno colpito per diverse famiglie mafiose: i Romano, i Varacalli, i Raso, i Nesci e i Fabiano. Erano loro a controllare rami locali delle ‘ndrine tra Antonimina, Ardore, Canolo, Ciminà e Cirella di Platì, nella zona aspromontana del versante jonico.

Svariati i capi d’imputazione a loro carico. Secondo l’accusa, le famiglie oltre al condizionamento degli appalti pubblici grazie potevano controllare il voto di sindaci o i consiglieri comunali delegati di diverse amministrazioni. Così riuscivano a influenzare direttamente o indirettamente molte attività economiche, come il taglio boschivo nell’Aspromonte o altre opere pubbliche. Gestivano inoltre un circuito di usura e credito.

Le indagini, svolte sulla base di intercettazioni telefoniche e ambientali, sono state coordinate dal Procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal Pm Antonio De Bernardo. Fotografano 5 anni di affari delle cosche e approfondiscono la conoscenza dell’impianto della ‘ndrangheta. Come già visto nel processo “Crimine”, anche in questo caso la mafia calabrese si presenta come un’organizzazione piramidale con relazioni ramificate in diverse altre parti d’Italia e del mondo (Australia, Canada e Sudamerica). Gli inquirenti hanno poi scoperto una sorta di “consiglio” della ‘ndrangheta di cui farebbero parte almeno cinque degli indagati, definito “Corona”, istituito per trasmettere i “valori” storici della criminalità reggina.

Eva Alberti