Ville di lusso, automobili, una squadra di calcio ma anche il centro commerciale più grande della Calabria: questi sono solo alcuni dei beni elencati nel maxi sequestro da oltre 800 milioni di euro eseguito ai danni dei tre fratelli Perri il 23 febbraio dalla Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Mare Magnum” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Gli inquirenti ipotizzano un collegamento fra i tre imprenditori di Lamezia Terme e le cosche della ‘Ndrangheta.
Business di famiglia – Secondo il tribunale di Catanzaro che ha emesso il provvedimento, Francesco, Pasqualino e Marcello Perri sono «gli imprenditori di riferimento delle cosche operanti nel comprensorio lametino, in quanto asservendo le aziende di cui sono titolari agli interessi e alle esigenze dell’associazione ‘ndranghetista, sono legati a quest’ultima da un illecito accordo a prestazioni corrispettive, di reciproco e mutuo vantaggio». Niente di nuovo per gli investigatori: il legame tra la famiglia Perri e i clan del territorio risale agli anni Ottanta quando Antonio, padre dei tre fratelli, iniziò a collaborare con la ‘ndrangheta diventando “il re dei supermercati” calabresi. Un’ascesa al potere poco gradita alle cosche nemiche, che nel 2003 uccisero Antonio Perri nel deposito di uno dei suoi centri commerciali. Pochi mesi dopo l’omicidio, la bara di Perri fu trafugata da ignoti e il corpo ritrovato nel 2007 tra le campagne di Lamezia. Stando alle dichiarazioni dei pentiti, è proprio il ritrovamento della salma del padre alla base dell’accordo tra Francesco, terzogenito di Antonio e capo del gruppo imprenditoriale di famiglia, e il clan Iannazzo, da quel momento parte attiva nelle società del gruppo.
Supermercati che passione – Perri senior è stato ucciso poco prima di inaugurare la sua ultima “creatura”, il centro commerciale “Due mari” in località Maida, uno dei più grandi del Sud Italia e il centro dell’operazione “Mare Magnum”. Dalle indagini della procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, è emerso come al clan spettasse il 30% degli utili del “Due mari”, oltre alla garanzia di un posto di lavoro per parenti e amici nei supermercati dei Perri. Non è la prima volta che il centro commerciale viene posto sotto sequestro: i primi sigilli risalgono a marzo 2016, nell’ambito dell’operazione “Nettuno” (un maxi sequestro di beni per un valore di 500 milioni di euro appartenenti a presunti affiliati alla cosca Iannazzo), a sua volta una costola della più vasta operazione “Andromeda”, scattata a maggio del 2015 che portò a 45 arresti.
Rapporti complicati – Gran parte del patrimonio delle aziende della famiglia Perri era stato dissequestrato ad aprile 2016 dal Tribunale del Riesame di Catanzaro, che aveva svincolato tutte le altre società del gruppo. Da tempo però nella famiglia sono in corso liti giudiziarie riconducibili al patrimonio immobiliare, ma non solo: Francesco Perri è accusato anche di aver organizzato la gambizzazione di suo fratello Marcello, fatto poi mai avvenuto. Tra le motivazioni ipotizzate dagli inquirenti, la condotta da “viveur” di Marcello, colpevole di aver sperperato troppi soldi della famiglia in droga e festini. Nonostante tutto, i fratelli sono accomunati dalla passione per lo sport e in particolate il calcio: tutti e tre figurano infatti tra i proprietari del Vigor Lamezia, squadra attualmente in prima categoria ma con un passato in Lega Pro e il cui 19% è adesso sotto sequestro.
Un patrimonio immenso – Ai giudici sono servite ben 13 pagine di verbale per elencare tutti i beni sequestrati alla famiglia Perri. Si tratta di 22 complessi aziendali incluso il “Due mari”, 19 supermercati, rivendite di motocicli e concessionarie d’auto, imprese edili, società finanziarie, di smaltimento rifiuti e di produzione di beni alimentari; partecipazioni in 34 società attive in diversi settori, dalla grande distribuzione alimentare alla ristorazione. E poi 42 terreni, 26 immobili tra cui due ville di lusso, 19 automobili tra cui una Ferrari, quattro moto e tutti i conti bancari riconducibili al gruppo imprenditoriale, per un totale di oltre 800 milioni di euro di patrimonio.