Il municipio di Rende (Cosenza)Due consiglieri Pd della provincia di Cosenza, Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, sono finiti in manette giovedì mattina per “ingerenza clientelare” con un boss della ‘ndrangheta. I due sono ora agli arresti domiciliari. Carabinieri e Dia indagavano da tempo sul loro conto: le imputazioni raccolte vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa, alla corruzione, al voto di scambio. Un terzo provvedimento restrittivo è stato notificato anche a Michele di Puppo, presunto capo delle ‘ndrine cosentine già in carcere.

I fatti di cui i consiglieri sono accusati risalgono al 2009, durante le elezioni provinciali. Barnaudo e Ruffolo, in qualità di ex sindaco ed ex assessore del Comune di Rende, avrebbero gestito una società di servizi municipalizzata facendo favori alla mafia locale, finanziando con risorse pubbliche la cooperativa “Rende 2000” riconducibile a Di Puppo. Nell’ordinanza di custodia cautelare si sottolinea l’assunzione di «determinati dipendenti della Rende servizi srl», la nuova società nata dal fallimento della “Rende 2000” grazie alla ricapitalizzazione dei due amministratori.

L’elemento sospetto, secondo gli investigatori, riguarderebbe «l’assenza di un chiaro criterio di assunzione dei dipendenti e l’anomalo passaggio» dalla vecchia alla nuova società. Si sospetta quindi uno scambio tra voti elettorali e  fondi alla cooperativa dei boss. Tutti i provvedimenti nascono da una ulteriore filone d’indagine sviluppato dalla Dia di Catanzaro e dai carabinieri di Cosenza.

Eva Alberti