Trecentotrentaquattro arresti, 2500 carabinieri impegnati, beni sequestrati per un valore di 15 milioni di euro. Sono i numeri dell’operazione Rinascita-Scott, condotta dalle prime ore di giovedì 19 dicembre dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia, che ha colpito tutte le organizzazioni di ‘ndrangheta facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi, clan regnante nella provincia di Vibo Valentia. Nella monumentale ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip di Catanzaro, 13500 pagine per 250 campi di imputazione, si alternano nomi di avvocati, commercialisti, massoni, funzionari statali e politici. Tra questi anche l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli e il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo (Pd). Il maxi blitz, secondo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha dichiarato di aver iniziato a lavorare all’indagine «dal primo giorno» in cui è entrato negli uffici di Catanzaro, avrebbe estirpato dalla radice tutta la struttura della ‘ndrangheta del Vibonese.

Un fermo immagine tratto dal video dei ROS dei carabinieri. FOTO di ANSA/Carabinieri

L’operazione- In tutto sono 416 le persone indagate, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, riciclaggio, fittizia intestazione di beni e altri reati aggravati da modalità mafiose. Da anni l’inchiesta era sulla scrivania dei giudici calabresi, anche per la complessa articolazione territoriale che la ‘ndrangheta Vibonese aveva costruito nel resto di Italia: Lombardia, Piemonte, Toscana, Liguria, Veneto, Emilia Romagna. Ma anche Basilicata, Puglia, Campania e Sicilia. Alcuni degli indagati sono stati arrestati anche in Svizzera, Bulgaria e Germania, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dai giudici di Catanzaro e in collaborazione con le forze dell’ordine locali.

Gli arresti-  Tra i nomi degli indagati raggiunti oggi dalle misure cautelari disposte dal gip di Catanzaro anche figure di Pd e Forza Italia. Dalle file del Partito Democratico provengono Gianluca Calippo, sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria, e Pietro Giamborino, ex consigliere regionale. Di FI invece l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli, accusato di associazione mafiosa. Il gip di Catanzaro ha inoltre imposto il divieto di dimora in Calabria per Nicola Adamo, un tempo assessore regionale e parlamentare Pd, per il quale l’accusa è di traffico di influenze. E poi commercialisti, nomi noti nella massoneria e funzionari statali, come Giorgio Naselli, comandante provinciale a Teramo ed ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro, ora in carcere militare.

La soddisfazione per il blitz- Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito l’operazione come «la più grande dopo il maxi processo a Palermo». «Abbiamo disarticolato completamente le cosche della provincia di Vibo», ha aggiunto, sottolineando che il blitz ha toccato «tutte le Regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia. È stato un grande lavoro di squadra fatto dai carabinieri del Ros centrale, di quelli di Catanzaro, e del Comando provinciale di Vibo Valentia. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno preso parte circa 3000 militari con tutte le specialità, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d’Italia e tutti i carabinieri della Calabria».  Anche la delegazione M5S in commissione parlamentare Antimafia ha espresso la propria soddisfazione, dichiarando in una nota stampa che «oggi per la Calabria il risveglio ha un sapore un po’ diverso, ci sentiamo tutti rinfrancati da questo ulteriore piccolo passo nella battaglia senza tregua che abbiamo dichiarato alle mafie. Continuiamo a fare blocco tutti insieme: istituzioni, forze dell’ordine e cittadini che vogliono difendere libertà, democrazia e civiltà».

Un fermo immagine tratto dal video dei ROS dei carabinieri mostra una intercettazione ambientale durante l’operazione (Ansa/Carabinieri)

La cosca Mancuso- Tutti gli arrestati sarebbero stati «a disposizione» del clan Mancuso di Limbadi, dagli anni ‘70 considerata la cosca più influente del Vibonese con gregari disseminati in tutta Italia, da Milano alla Sicilia. Le attività principali del clan sono il traffico di stupefacenti, in particolare di cocaina, e quelle di riciclaggio. Negli anni è riuscito a entrare anche all’interno di uffici della pubblica amministrazione, come in quelli del consiglio comunale di Nicotera, sciolto nel 2010 anche per le infiltrazioni dei Mancuso.