Tredici arrestati in carcere, altre 35 persone agli arresti domiciliari e sequestri per un valore di oltre 100 milioni di euro. È il bilancio dell’operazione antimafia “Basso Profilo” avviata all’alba del 21 gennaio dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Tra gli indagati spicca il nome del senatore Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc.

I dettagli – Per l’azione, coordinata dal direttore della Direzione investigativa antimafia Maurizio Vallone, sono stati impiegati circa 200 uomini della stessa Dia, oltre a 170 tra carabinieri, poliziotti e militi della Guardia di finanza. A dare l’annuncio dell’operazione è stato Nicola Morra, senatore del Movimento 5 stelle di origini calabresi e presidente della Commissione parlamentare antimafia. I bersagli di “Basso Profilo” sono alcune tra le più importanti ‘ndrine delle provincie di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, tra cui spiccano clan come gli “Aracri”, i “Bonaventura” e gli “Arena”. Alle cosche sono stati sequestrati immobili, autoveicoli e conti correnti; secondo gli inquirenti, i movimenti illeciti di denaro sfiorerebbero i 300 milioni di euro.

Lorenzo Cesa, a destra, con Clemente Mastella

Indagati eccellenti – Tra i coinvolti spiccano due nomi. Il primo è quello di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc e senatore, cui viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’abitazione romana del parlamentare è stata perquisita nel corso delle operazioni. Cesa, che al Senato rappresenta l’Udc insieme ai senatori Paola Binetti e Antonio Saccone, è stato indicato durante la crisi del governo Conte II come uno dei possibili “costruttori” disposti a passare alla maggioranza dopo la rottura di Matteo Renzi. Negli stessi giorni, il senatore ha partecipato a tutti i vertici quotidiani del centrodestra e ha infine deciso di negare, insieme ai due colleghi, il voto di fiducia al presidente del Consiglio. Il senatore dell’Udc, dichiarandosi estraneo, ha rassegnato le dimissioni dalla segreteria: «Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni con effetto immediato». In passato, lo stesso Cesa era stato imputato durante la stagione di Mani Pulite per concussione, reato per il quale aveva subito una condanna poi annullata dalla Corte d’Appello per incompatibilità.
Alla stessa Udc appartiene Francesco Talarico, finito agli arresti domiciliari. Talarico, segretario regionale del partito dal 2005, è stato scelto da Jole Santelli, morta nell’ottobre 2020, come assessore al Bilancio e alle Politiche del personale della Regione. Dal 2010 al 2015 Talarico è stato presidente del consiglio regionale calabrese.

Le reazioni – Il primo a commentare l’operazione è stato lo stesso Nicola Morra: «Un plauso sincero a questo immane sforzo investigativo. Questi arresti dimostrano che lo Stato non solo è presente ma anche più forte e tenace». Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva, si è complimentato con il procuratore Gratteri per il lavoro svolto nell’operazione, «un nuovo colpo contro le cosche e un segnale forte che arriva dallo Stato». Non sono mancate parole di vicinanza a Lorenzo Cesa: il deputato Maurizio Lupi, già ministro delle Infrastrutture nei governi Letta e Renzi, ha espresso la propria solidarietà all’ex segretario dell’Udc: «Conosco Lorenzo Cesa, la sua persona e la sua storia politica: sono certo della sua estraneità e sicuro che la magistratura non potrà che constatarla nel corso delle indagini».