'ndrangheta-ansaHa lo stesso giro d’affari dei colossi Deutsche Bank e McDonald’s messi insieme. E ha circa 60 mila affiliati, tanti quanti gli abitanti di Savona. La ‘ndrangheta fotografata dall’istituto di ricerca Demoskopika, con le sue quasi 400 cosche, nasconde tra le pieghe delle sue attività illegali 53 miliardi di euro.

Grazie all’analisi di documenti di Direzione investigativa antimafia, Ministero dell’Interno, Commissione parlamentare antimafia e forze dell’ordine, Demoskopika ha contato ben 380 ‘ndrine. Operano in modo costante in 30 Paesi nel mondo. L’Italia è in testa, se si pensa che, nella sola provincia di Reggio Calabria, risultano attivi 74 clan contro i 19 totali dell’Australia, che pure è tra i territori più infiltrati. Non a caso, dal 1991 a oggi sono 82 i Comuni sciolti per ‘ndrangheta, 76 nella sola Calabria. Né mancano le sorprese come ad esempio la Thailandia, le Antille olandesi o il Togo, quest’ultimo tra le mete preferite dalle cosche calabresi per traffico di rifiuti illegali o di pietre preziose.

La mafia calabrese fattura quanto una multinazionale: 53 miliardi di euro, pari al 3,5% del Prodotto interno lordo italiano del 2013. “Il maggiore introito è costituito dal traffico di stupefacenti che determinerebbe guadagni per 24,2 miliardi di euro”, scrive Demoskopika. Altre importanti fonti di profitto sono riciclaggio, estorsioni e usura, appalti pubblici e gioco d’azzardo. Per questo, come ha commentato l’autore dello studio di Demoskopika Raffaele Rio, “dal punto di vista economico la ‘ndrangheta scoraggia la libera iniziativa, altera il mercato e i meccanismi della concorrenza, crea monopoli basati sull’intimidazione e l’interesse privato; dissemina paura, determina sprechi e inefficienze”. Meno consistenti – ma comunque milionarie – le cifre che vengono da traffico di armi e di rifiuti illeciti, prostituzione, contraffazione e immigrazione clandestina. “Queste trasformazioni – conclude Rio – finiscono per avvicinare alla criminalità organizzata strati sempre più ampi di popolazione”.

Giuliana Gambuzza