La riforma dell’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria prende vita: iscrizione libera, senza alcun test d’ingresso, ma un “semestre di prova” con tre esami da affrontare. Dopo l’approvazione dello scorso marzo, il piano della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è entrato in vigore il 23 giugno con l’apertura delle iscrizioni libere ai corsi.
Cosa cambia? – Fino allo scorso anno, gli studenti sostenevano un test d’ingresso e sulle basi di esso veniva stilata una graduatoria nazionale. I posti disponibili in tutta Italia nel 2024 erano 20.867, inclusi i 1.400 riservati a cittadini non Ue residenti all’estero. Ogni candidato indicava una lista di sedi universitarie (quante ne voleva) dove frequentare i corsi e, in base ai risultati del test, gli veniva assegnato un posto o finiva tra gli “scorrimenti”. Adesso invece, si potrà fare direttamente domanda per l’iscrizione libera (quindi senza numero chiuso) sul sito del Mur indicando la sede in cui si intende frequentare il semestre aperto (insieme ad almeno nove sedi alternative) e almeno dieci sedi dove frequentare la prosecuzione degli studi in caso di accesso al secondo semestre.
Semestre aperto – Per il numero chiuso non è un addio, ma un arrivederci. Il semestre aperto prevede tre insegnamenti: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia. In tutti gli atenei italiani, le lezioni inizieranno il primo giorno di settembre e termineranno entro il 30 novembre. Sarà poi il momento degli esami, che in tutte le università si svolgeranno contemporaneamente. Saranno prove scritte, uguali su tutto il territorio nazionale, da affrontare in 45 minuti. Ogni studente avrà a disposizione due appelli per ogni insegnamento e potrà ripetere ciascun esame una volta. A questo punto, torneranno in gioco le graduatorie nazionali, che verranno stilate sulla base dei punteggi ottenuti nei tre esami. I posti disponibili saranno comunque intorno ai 20mila dello scorso anno, con la differenza che chiunque abbia raggiunto la sufficienza in tutti e tre gli esami del semestre aperto potrà proseguire gli studi. Come? Con il sistema dei “corsi affini”. Requisito per accedere al semestre di prova è infatti l’iscrizione contemporanea a un corso affine (uno tra Scienze Biologiche, Biotecnologie, Farmacia e Farmacia Industriale, Scienze Zootecniche e alcuni corsi tra quelli di Professioni Sanitarie), in questo modo chi supererà gli esami della preselezione ma non rientrerà tra i posti in graduatoria utili per accedere a Medicina, Odontoiatria o Veterinaria potrà continuare il percorso di studi alternativo scelto al momento dell’iscrizione.
Governo e opposizione – Durante le discussioni della riforma in Senato, Bernini aveva spiegato che la proposta nasceva dal desiderio di rivoluzionare un metodo di selezione ormai superato e poco meritocratico, con un accenno particolare al mercato dei corsi preparatori ai test di medicina. «Un mercato costoso, pessimo e deprecabile – aveva detto – che costringeva i giovani a prepararsi su test a crocette invece che su contenuti realmente formativi. Con il semestre aperto, gli studenti potranno costruirsi un bagaglio formativo che rappresenterà un valore per il loro futuro». La ministra aveva anche sottolineato la volontà di non abolire il numero chiuso, ma allargarlo e renderlo sostenibile: «L’obiettivo è consentire a più studenti di accedere, mantenendo al contempo alta la qualità della formazione». L’opposizione si è sempre schierata contro la riforma e ha continuato a farlo nella mattina dell’apertura delle iscrizioni, con una nota del Partito Democratico dove si definisce il nuovo metodo «un rischio per la qualità della didattica e la capacità delle università di offrire una formazione all’altezza». Irene Manzi e Marina Sereni, rispettivamente responsabile scuola e responsabile università del Pd, attaccano direttamente Bernini: «Adesso le università, abbandonate dalla Ministra, non riescono a fare fronte all’obbligo di accogliere tutti gli studenti che sono molti di più rispetto alla capacità ricettiva degli Atenei: mancano le strutture adeguate e si dovrà far ricorso alla didattica online o mista».
Gli studenti – Secondo un sondaggio condotto da Skuola.net ad aprile su un campione di 500 aspiranti medici, solo il 25% delle studentesse e studenti è convinto dalle nuove modalità di accesso, mentre il 48% è sicuro nell’affermare che preferirebbe si tornasse al sistema passato.
Angelo Tomera, Rappresentante degli studenti in Senato accademico per l’Università degli studi Siena, ha parlato del tema a La Sestina: «Ci sono diversi problemi, anche sulle iscrizioni – dice – perché prima il test era unico e chi lo affrontava rientrava nelle graduatorie di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Adesso invece le graduatorie sono separate, quindi togli comunque delle opzioni».
Chi non supera i test del semestre aperto dovrà riprovarci l’anno successivo, ma anche per chi li supera potrebbero esserci delle difficoltà: «Se un candidato supera i tre test ma non rientra nelle graduatorie del corso principale, può proseguire il corso affine in sovrannumero. Il sovrannumero ha per legge un limite e se viene superato lo studente deve andare in una delle sedi alternative che aveva indicato – spiega Tomera – Ma non è detto che chi è disposto a spostarsi per medicina, ad esempio, sia disposto a farlo anche per un “corso affine”».
Le Università dovranno affrontare un numero di studenti maggiore, quantomeno nei primi mesi. Tomera ha raccontato come si organizzerà l’Università di Siena: «Noi abbiamo in media 280 studenti di Medicina all’anno. Abbiamo preventivato che ce ne saranno circa 800-900. L’aula più grande di tutto l’ateneo può contenere un massimo di 500 persone. Quindi probabilmente si farà didattica a distanza e in sincrono in aula. Il professore starà in un’aula con parte degli studenti e intatto proietterà la lezione in altre aule dove ci sarà il resto della classe».
Infine, un commento sulla lotta al mercato dei corsi di preparazione al test d’ingresso: «Chi erogava questi servizi si sta già riorganizzando con corsi in preparazione agli esami di fine semestre, che comunque non potranno mai garantire il successo agli studenti. Non vedo nessun pro nella riforma, neanche da questo punto di vista».