Il luogo della rissa (Foto Ansa)

«Non c’è da parlare, li ammazziamo tutti». Questo uno dei messaggi intercettati dai carabinieri di Pioltello nelle indagini sull’omicidio Stucchi. Lo ha letto il maresciallo Michele Ferrante nella deposizione rilasciata durante l’udienza del 20 febbraio davanti ai giudici della Corte d’Assise di Milano. Dal settembre 2021, 24 ragazzi sono stati imputati per la morte del giovane Simone Stucchi, ucciso da una coltellata al costato la sera del 29 settembre 2021 a Pessano con Bornago, nel milanese, in seguito a una rissa tra due gang della zona.

Il processo – Alcune delle persone coinvolte sono già state condannate, con rito abbreviato, per omicidio, lesioni, rissa. Dei due che sono arrivati al processo davanti alla corte, solo uno si è presentato in aula. Luca Midali, poco di più di vent’anni, indossa una mascherina anticovid mentre prende posto accanto alla sua avvocata, Viviana Rucci. L’altro, Yurij Hummennyi, ha scelto di non partecipare. In agenda, le testimonianze delle forze dell’ordine intervenute sulla scena.

L’omicidio – Simone Stucchi, detto “Limo”, è morto a 21 anni accoltellato al cuore. Era figlio di un edicolante storico di Vimercate e sarebbe stato ferito durante una maxi rissa tra due gang, quella di Pessano e quella di Vimercate. Secondo i genitori, era intervenuto per fare da paciere. A far nascere il litigio, un regolamento di conti per una partita di hashish da 800 euro. Un ragazzo di Vimercate l’avrebbe pagata con soldi falsi e una volta scoperto, la fazione di Pessano con Bornago avrebbe cercato vendetta. Il comandante dei carabinieri Silvano Barbini ha dichiarato che la stessa mattina della rissa il giovane che aveva usato i soldi falsi si era presentato all’uscita da scuola e aveva aggredito uno dei rivali. Da quel momento, erano aumentati tra i ragazzi messaggi sui social con insulti e minacce, fino a concordare un appuntamento per quella sera in via Montegrappa a Pessano. Solo poche ore prima della rissa, da uno del gruppo pessanese era arrivata anche l’esortazione a non parlarne più, a ucciderli tutti quanti. Chiamati a intervenire quando Stucchi era già in fin di vita, i carabinieri di Pioltello hanno riferito in aula di aver trovato bastoni rotti, mazze con un’estremità ricoperta da nastro adesivo nero come impugnatura, sanpietrini portati dalla piazza di Vimercate, ma soprattutto sangue: per terra e nei fazzoletti. Poi, su un prato, un coltello a serramanico nero, quello con cui Stucchi sarebbe stato ucciso.

Gli altri imputati – Il nome che rimbalza di più nell’aula è quello di Everton Enrico Drago, il capo banda di Pessano, già condannato a sette anni con rito abbreviato. Proprio lui, in un’intercettazione, faceva il nome di Hummennyi tra le persone presenti sul luogo della rissa. Come Drago, diversi degli imputati hanno richiesto il rito abbreviato, che prevede una riduzione della pena in cambio della rinuncia a passare alla fase del dibattimento, mentre uno ha patteggiato. Il ragazzo che avrebbe colpito al petto Stucchi aveva diciassette anni al momento del fatto, e insieme al fratello sarà giudicato dal Tribunale dei Minori: dopo una prima udienza, è tutto rimandato a fine marzo, con le arringhe della difesa. Midali e Hummennyi stanno affrontando un’accusa di omicidio e sono gli unici arrivati alla fase del processo. Interpellato da La Sestina, l’avvocato che rappresenta la famiglia Stucchi – costituita come parte civile – si augura che «la verità sia accertata, e venga anche riconosciuto un risarcimento del danno».