«Sarò felice quando non ci sarà più bisogno del mio lavoro». Sono dirette le parole di Raffaella Demattè, volontaria in un centro antiviolenza di Varese, quando racconta della sua esperienza a contatto con le donne vittime di abusi. Il suo racconto è al centro dell’incontro “Non sei da sola”, organizzato lunedì 28 novembre dai giovani della sezione milanese di Azione in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Attraverso le testimonianze dirette e le analisi del fenomeno, la serata è l’occasione per riflettere sul tema della prevenzione della violenza di genere.

Pubblico assiste a una conferenza

I giovani militanti del Terzo Polo durante la conferenza “Non sei da sola” nello spazio eventi di Yellowsquare

L’importanza dei centri antiviolenza – Per molte donne i centri antiviolenza (Cav) sono il primo riferimento per chiedere aiuto a interrompere la spirale di abusi in cui si trovano immerse: «Recarsi in un centro antiviolenza è già di per sé un atto di coraggio – racconta Raffaella Demattè – e per una volontaria è fondamentale gestire al meglio l’incontro iniziale, così da stabilire un rapporto di fiducia con la donna che ha deciso di compiere questo passo». Alcune linee guida aiutano il personale dei Cav nella loro funzione di supporto: «Preferiamo non utilizzare la parola “vittima”, tradizionalmente associata alla debolezza, mentre le donne che subiscono violenza sono estremamente forti. Inoltre, non chiediamo mai perché non hanno denunciato prima: sappiamo che il senso di colpa dovuto agli stereotipi patriarcali agisce spesso da freno. Infine, sebbene sia importante individuare le situazioni di estrema urgenza, preferiamo avviare un percorso per gradi piuttosto che dare consigli a breve termine», spiega la volontaria.

Un piano antiviolenza per la Lombardia – Se i Cav svolgono un ruolo essenziale nel supporto alle donne che chiedono aiuto, non può mancare un sostegno da parte delle istituzioni all’operato di questi centri: «È importante ricevere fondi adeguati ed essere sostenuti quotidianamente nel nostro lavoro, perché sono le donne ad averne bisogno», conclude Raffaella Demattè. All’appello si unisce Giulia Tossici, referente per l’inclusione della sezione milanese di Azione: «La Lombardia ha bisogno di un piano antiviolenza efficacemente strutturato, in cui i Cav devono assumere un ruolo centrale. Purtroppo in Italia la presenza di questi centri è insufficiente e neppure la Lombardia fa eccezione: possiamo contare su 51 centri antiviolenza in Regione, di cui nove in territorio milanese, a cui si aggiungono 40 sedi periferiche». Secondo Giulia Tossici, il piano antiviolenza per la Lombardia dovrebbe agire anche sul piano culturale, a partire dall’educazione dei più giovani: «Già oggi esistono alcuni progetti di eccellenza, ma una strategia realmente efficace dovrebbe coinvolgere tutte le scuole del territorio lombardo in maniera uniforme».

Gli interventi politici – L’intervento di Lisa Noja, consigliera comunale a Milano in quota Italia Viva, ha posto l’attenzione sulla necessità d’implementare il reddito di libertà. Attualmente fissato a 400€ mensili, è destinato alle donne che, dopo aver subito violenza, lasciano la casa trasferendosi in un luogo sicuro. «Può succedere – spiega Noja – che alcune donne siano frenate dal denunciare il compagno violento perché così perderebbero la loro unica fonte di reddito». Sull’importanza della questione è intervenuta anche Giulia Pastorella, neoeletta a Montecitorio per Azione, ponendo il cenno sul rischio di trasformare la dipendenza economica dal marito violento in dipendenza dallo Stato: «È necessario attuare politiche di reinserimento delle donne nel mondo del lavoro attraverso corsi di formazione».
Noja ha poi sottolineato la condizione ancora più complessa in cui si trovano le donne con disabilità vittime di violenza: «Per una donna chiedere aiuto e denunciare un abuso è complicato e lo è ancor di più per chi è disabile. Più la segregazione in casa è forte, maggiore sarà la difficolta della donna a denunciare la violenza».

“Riscrivi le regole, sempre”: video sugli stereotipi di genere proiettato durante la serata