«Ho cercato di vivere questa vicenda come se non stesse succedendo a me. Come una fiction». Vincenzo Barone, primo direttore nella storia della Normale di Pisa a dimettersi, descrive così il suo stato emotivo a La Stampa il giorno dopo il suo clamoroso passo indietro. Una decisione “obbligata” quella di Barone, visto che «avevo detto che non avrei continuato a fare il direttore se non fosse stato condiviso il mio progetto politico». Sulla sua testa pendeva infatti una mozione di sfiducia che aveva raccolto il 90% delle componenti della Scuola. Le accuse erano quelle di “mancata trasparenza” e “piglio autoritario”, secondo il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti «tecnicamente inaccettabili». Ma le dimissioni di Barone sono state irrevocabili, in rispetto della volontà di una coalizione di studenti e accademici mai vista prima. La comunicazione è avvenuta tramite una lettera inviata al Senato accademico e letta dal vicedirettore Giardina nella giornata del 9 gennaio, prima che si potesse procedere alla votazione contro di lui.

“Normale del Sud” – Il nodo attorno a cui si è sviluppata la vicenda è l’apertura di una “Scuola Normale del Sud”, una seconda sede della prestigiosa università pisana. Una proposta di cui si era a conoscenza già nel programma con cui era stato eletto nel 2016 e che ha finito per entrare anche nell’agenda politica, prima del Comune di Pisa e poi del Governo. Il sindaco Michele Conti (Lega) aveva osteggiato la proposta sin dall’inizio, realizzando una «battaglia per Pisa, troppo spesso depauperata delle proprie eccellenze», come riferito da Ansa. Un problema di brand: la “Normale” non sarebbe stata più legata a doppio filo alla città. L’apertura di un polo universitario d’eccellenza al Sud era stata vista in maniera positiva dal Governo giallo-verde: il ministero dell’Istruzione aveva stanziato 50 milioni per l’apertura della seconda Normale ma, in seguito alle polemiche, il ministro Bussetti aveva deciso di mantenere il progetto di una “Scuola Superiore del Sud” a Napoli, slegandola dall’università pisana.

Barone tra presente e futuro – Non è bastato il passo indietro del Miur per evitare la mozione di sfiducia a Barone. Cosa ha portato allora a questo atto senza precedenti? Secondo l’ex direttore, con il suo comportamento si è reso colpevole di aver rotto gli equilibri della Normale perché, si chiede in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, «come è possibile che il 90% delle persone della scuola sia contro una singola persona che non ha rubato né ucciso nessuno?». Il futuro di Barone – che il 6 gennaio aveva incassato la solidarietà di 300 accademici di tutto il mondo – non sembra lontano dall’università pisana: tra un mese tornerà ad insegnare Chimica computazionale alla Normale, nella speranza che il clima sia tornato alla tradizionale tranquillità.