«Un’epidemia di violenze e molestie sessuali». L’allarme arriva dalla Nuova Zelanda nelle parole di Andrew Becroft, commissario per i bambini, dopo la diffusione dei risultati di un sondaggio che ha coinvolto 700 studenti in un scuola di Christchurch. Dall’inizio del 2021, sono stati 2.677 gli episodi di molestie sessuali denunciati da 381 ragazze: sette a testa. Superata la pandemia da Covid-19, la terra degli All Blacks si trova costretta a fare i conti con un crescente numero di violenze sessuali. Becroft, che ha chiesto un’azione urgente del governo, ha definito «inquietanti» i dati dello studio, che mettono con le spalle al muro un Paese osannato per la sua vivibilità. Secondo l’happiness Index, nel 2021 si è classificato al nono posto su 149 Stati. «Purtroppo, questo sondaggio è l’ultimo di un crescente corpo di prove circa l’entità della violenza sessuale contro le ragazze e gli adolescenti LGBTQ in Aotearoa (Nuova Zelanda in maori, ndr). È ora che la Nuova Zelanda ammetta che si tratta di un’epidemia e che ha bisogno di una risposta a livello nazionale», ha dichiarato Becroft.
Il sondaggio – Scopo della ricerca era documentare le molestie subìte da studentesse e studenti. Nessuno si aspettava che i ragazzi avrebbero tratteggiato un quadro inquietante della realtà sociale neozelandese. Qualcuno, d’altra parte, non è rimasto scandalizzato. Di fronte ai risultati del sondaggio, la rappresentante degli studenti, Amiria Tikao, ha dichiarato: «Mi dispiace dire che questa non è una sorpresa. Credo che gli adulti lo troveranno più scioccante di noi». Alla richiesta di descrivere le loro esperienze peggiori, i partecipanti hanno dato risposte diverse. Venti studenti hanno ammesso di essere stati stuprati da individui o gruppi. Altri partecipanti, scrive Liz Gordon – autrice della ricerca – hanno «descritto molti incidenti di abusi fisici e sessuali». Inoltre, dall’indagine emerge un altro dato preoccupante: dei soggetti che hanno partecipato al sondaggio, le ragazze sono state vittime di molestie più di quanto lo siano stati i ragazzi. La stragrande maggioranza dei colpevoli – il 91% – sono uomini di tutte le età. I ricercatori hanno notato che oltre alle ragazze molestate dai loro coetanei, le violenze da parte di uomini adulti costituivano quasi la metà dei rapporti delle giovani intervistate. «Molti incidenti hanno coinvolto giovani maschi in eventi sociali, per le strade o sui mezzi pubblici. Incoraggiati da amici, molti commenti erano estremi e terrificanti. Quasi lo stesso numero di eventi sono stati causati da maschi anziani per le strade, da soli o in gruppi, spesso in auto. I maschi più anziani molestavano anche gli studenti sui mezzi pubblici e in taxi e Uber», scrive Liz Gordon.
Gli effetti indesiderati e i provvedimenti – Il fenomeno descritto dallo studio di Gordon ha scosso la comunità di Christchurch. Ancora più sconvolgente è il fatto che le vittime di stupro, violenza sessuale e molestie abbiano adottato tecniche inusuali per far fronte ai comportamenti di quegli uomini assoggettati a un’idea distorta e stereotipata della maschilità. Secondo Gordon, le ragazze hanno iniziato a cambiare le loro abitudini, «tra cui vestirsi con abiti larghi per nascondere il proprio corpo, percorrere strade diverse per evitare molestie e cambiare la propria vita sociale per ridurre le potenziali interazioni con i molestatori». Tanto che, a detta di Christine O’Neill, preside della scuola, alcune ragazze avevano «normalizzato questo comportamento totalmente inaccettabile». Questi espedienti sono stati utilizzati anche alla luce di una condizione di solitudine, esasperata dalla mancanza di un sostegno: l’indagine ha rilevato che meno del 10% delle ragazze che hanno subito molestie sessuali, aggressioni o stupri ha ricevuto qualsiasi tipo di aiuto. In una lettera ai genitori, O’Neill ha ammesso che il rapporto «è preoccupante». Ma, a difesa dell’istituto, ha detto che la scuola stava collaborando con la polizia locale per consentire agli studenti di fare rapporti, offrendo la consulenza di psicologi e specialisti. Le verità scottanti venute a galla grazie al lavoro di Liz Gordon riguardano non solo la piccola comunità di Chrischurch, ma l’intero Paese. Il primo ministro neozelandese, Jacinda Ardern, ha detto che la presunta molestia e aggressione è un problema «per tutti noi». Tuttavia, aver individuato i colpevoli non risolverà il problema, anzi. Ora, secondo O’Neill, arriverà la parte più difficile del lavoro, ovvero «eliminare il codice del silenzio a causa del quale le giovani donne e la nostra comunità arcobaleno soffrono nella vergogna e nel senso di colpa che non dovrebbero essere costretti a sopportare».