Il mare in tempesta, un barchino carico di migranti alla deriva, i soccorsi che tardano ad arrivare e le accuse incrociate. È un copione che si ripete quanto avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 marzo, quando un’imbarcazione con 47 persone a bordo si è ribaltata: di queste, 17 sono state tratte in salvo mentre 30 risultano ancora disperse. A differenza di Cutro, dove a 150 metri dalla costa hanno perso la vita in 79 (tre dei quali recuperati nelle scorse 24 ore), il nuovo naufragio è avvenuto in acque internazionali libiche. Alarm Phone accusa il governo italiano di aver rallentato le procedure di soccorso, mentre il comando generale delle Capitanerie di porto punta il dito contro Tripoli e La Valletta.

Un barcone con migranti (Ansa)

La ricostruzione – A sole due settimane da Cutro, un’altra domenica drammatica nel Mediterraneo. Sono le 2.28 dell’11 marzo e Alarm Phone, il gruppo di attivisti che raccoglie gli Sos dei migranti in mare, avvisa le autorità competenti italiane, libiche e maltesi della presenza di un’imbarcazione in difficoltà nelle acque Sar di Tripoli, a 110 miglia a nordovest di Bengasi. Dal primo allarme al naufragio passeranno 27 ore di agonia, in un mare a forza 6 e tra le onde di una tempesta di scirocco. Mentre Malta evade gli appelli, l’Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) della Guardia costiera italiana apre un evento Sar limitandosi però a chiedere ai mercantili in zona di monitorare la situazione in attesa delle motovedette libiche. Il mercantile Basilis è il primo a rispondere alla chiamata ma senza riuscire a recuperare i migranti. Le motovedette libiche non arriveranno mai e durante un tentativo di trasbordo sulla nave Frolen, un altro mercantile presente in zona, il gommone si ribalta: risultano dispersi 30 migranti su 47.

Le diverse versioni e le accuse reciproche – «Le autorità italiane hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciando morire i migranti». Alarm Phone accusa pesantemente il governo italiano, indicandolo come co-responsabile per la scelta di non intervenire direttamente con le navi militari già presenti nell’area per Irini, l’operazione militare di sicurezza marittima dell’Ue. «Dalle 2.28 dell’11 marzo le autorità erano informate dell’urgenza e della situazione di pericolo», continua Alarm Phone che parla di un funzionario del centro nazionale della Guardia costiera di Roma che «riattacca in faccia». Ancora: «La situazione era critica. La barca era alla deriva. Le condizioni metereologiche erano pesantemente pericolose. Abbiamo più volte informato di questa situazione il Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo. Abbiamo inviato posizioni Gps, segnalato il deterioramento delle condizioni delle persone e della barca e richiesto più volte interventi di soccorso immediato». Ai diversi interrogativi delle Ong sulla scelta italiana di inviare mercantili senza impegnarsi direttamente con proprie imbarcazioni ma attendendo le poco affidabili motovedette libiche, la Guardia costiera risponde che «l’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità Sar italiana, registrando l’inattività degli altri centri di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area». La linea difensiva dell’Italia punta il dito sull’inattività delle autorità maltesi e libiche, competenti per zona.

Le reazioni politiche e il bilancio aggiornato di Cutro – Il governo è di nuovo sotto pressione. Giorgia Meloni e Matteo Salvini scelgono il silenzio e sposano la versione della Guardia costiera, mentre a parlare è il ministro degli Esteri Antonio Tajani che cerca di smorzare i toni invitando a «fare un’analisi reale e a non strumentalizzare». Il partito della premier si esprime tramite il suo capogruppo al Senato, Lucio Malan, che in maniera provocatoria afferma: «Ormai è chiaro che l’Italia ha la competenza su tutti gli oceani del mondo – riferisce a La Stampa –, penso sia legittimo il sospetto di una strategia per mettere pressione al governo». La neosegretaria del Pd Elly Schlein, appena eletta dall’Assemblea nazionale del partito, attacca il governo definendo il nuovo naufragio «una vergogna», mentre l’ex presidente della Camera Roberto Fico sollecita l’esecutivo affinché «chiarisca il prima possibile». Nel frattempo il mar Jonio restituisce tre nuovi corpi di due bambini e di un adulto, senza vita e senza nome, che aggiornano la conta delle vittime (79 per ora) del naufragio di Cutro.