«Il punto non è essere obiettore o meno, ma il come far valere i diritti tutelati dalla legge 194». E’ quanto pensa il professor Mauro Busacca, ginecologo dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano, in merito all’interruzione volontaria della gravidanza.
Il bando dell’ospedale San Camillo di Roma, sull’assunzione esclusiva di medici non obiettori, ha suscitato dubbi nella ministra della Salute Beatrice Lorenzin e provocato molte critiche tra le sfere cattoliche. Lei lo trova giusto?
«Ogni medico al momento della laurea dovrebbe dichiararsi obiettore oppure no, ma è anche vero che il bando così strutturato discrimina i medici obiettori e neanche è previsto dalla legge. Per il resto la 194 va rispettata e applicata, ma preciso che lo deve essere anche nell’articolo 9 che tutela l’obiezione di coscienza. Non potendo io scegliere caso per caso, preferisco dichiararmi obiettore a prescindere».
Si può essere obiettori per motivi diversi da quello religioso?
«Mi pongo fra gli obiettori perché preferisco non praticare l’aborto per mia personale sensibilità. Non è una questione religiosa, mi sento in dovere di non farlo e basta, secondo mia coscienza. Per chiunque l’aborto è un tema delicato e così deve essere trattato».
E’ vero che la sanità lombarda per applicare la legge ha dei costi addizionali, per esempio il chiamare ginecologi non obiettori da fuori per praticare gli aborti?
«Non mi risulta, perché non vedo a Milano l’emergenza che caratterizza altre regioni. In Lombardia quasi il 70% dei medici sono obiettori, meno che nel Lazio, ma sicuramente in numero maggiore rispetto ai non obiettori, anche qui al Macedonio Melloni. Tuttavia, siamo riusciti sempre a garantire l’applicazione della legge senza costringere le pazienti ad attese infinite, soprattutto per tutelare la loro salute. Chiarito questo, tutto sta poi alle scelte etiche dei singoli».
Se si presentasse a Milano la stessa emergenza di Roma?
«La 194 permette la pratica gratuita dell’aborto presso gli ospedali, ma prevede un compromesso per difendere la coscienza dei medici. Questo problema a Milano non si pone fino a quando il numero di medici non obiettori sarà congruo a quello delle richieste. Non ho sentito di particolari ritardi nell’applicazione della legge né al Macedonio Melloni, né in altre strutture come il Mangiagalli o l’ospedale San Raffaele».