E’ in strada dopo aver sparato, con il fucile a canne mozze ancora in mano, quando gli agenti della squadra mobile lo arrestano. L’uomo, Antonino Catalano, 59 anni, con una serie di precedenti alle spalle, ha confessato l’omicidio di Mirko Paggi, 43 anni, ucciso con due colpi di fucile a Ponte d’Oddi, a Perugia, dopo una lite esplosa all’ora di cena di mercoledì 10 aprile. Catalano deve rispondere anche di possesso illegale di armi e munizioni e di alterazione del fucile, che aveva le canne mozzate. Vecchi trascorsi con la giustizia gli vietavano di tenere armi in casa.
La dinamica del delitto- All’origine dell’omicidio, secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, ci sarebbe una lunga storia di attriti e screzi con la vittima, che abitava a poche centinaia di metri dalla casa di via della Porta che Antonino Catalano divide con il figlio e davanti cui è stato colpito Mirko Paggi. Secondo quanto si è appreso, sempre tramite alcuni testimoni chiave, la vittima si sarebbe recata sotto casa del suo assassino. Poi, all’ora di cena di mercoledì 10 aprile, c’è stato il litigio: un vociare, una serie di insulti. Dopo, il silenzio rotto soltanto dai due colpi di fucile provenienti dal terrazzino di Catalano. «Ho fatto una cazzata… ho fatto una cazzata… ho sparato a Mirko»: ha ripetuto l’omicida ai vicini e alle forze dell’ordine, che lui stesso avrebbe chiamato. Gli agenti della squadra mobile lo hanno trovato in strada ancora con il fucile in mano, sotto choc e incapace di spiegare i motivi della lite su cui stanno indagando gli inquirenti.
Le reazioni dei familiari e del quartiere – «Ditemi chi lo ha ucciso, ditemi perchè… tanto lo verrò a sapere. Fatemi passare…», grida, trattenuto a stento dai carabinieri, il fratello più piccolo di Paggi. Opposta la reazione del maggiore dei fratelli della vittima: Daniele, molto conosciuto in città per i servizi di sicurezza a Umbria Jazz, è rimasto in silenzio e ha pianto a lungo, consolato dall’abbraccio di tanti concittadini giunti a sostegno della famiglia Paggi, già colpita anni prima dalla morte di un altro fratello della vittima. La madre, ancora provata per quel lutto mai superato, alla notizia dell’uccisione di Mirko, ha subito un malore. «Non si può uccidere così una persona come Mirko in mezzo alla strada, per motivi futili, per un litigio», dicono ora gli abitanti del quartiere.
Ma chi era Mirko Paggi- Un passato turbolento quello di Mirko Paggi, con qualche problema con la giustizia. Ma niente di serio, reati minori, riferiscono dalla Questura, legati al patrimonio. Poi, dopo la morte del fratello, «aveva messo la testa a posto», dicono alcuni abitanti di Ponte d’Oddi, quartiere popolare della periferia di Perugia dove la famiglia Paggi è molto conosciuta. Viveva insieme alla madre anziana e tirava avanti accettando lavoretti occasionali che il quartiere gli offriva. Poche le notizie relative alla vita privata, passata al vaglio degli investigatori nel tentativo di ricostruire la vicenda. Dai due profili Facebook di Paggi è emersa solo la passione per il Perugia Calcio e la probabile relazione con una ragazza, ritratta in molte foto postate dalla vittima.