Tra le ferite di Emanuele Morganti, quella fatale è stata alla testa, a causa dell’impatto con un oggetto. Lo conferma l’esito dell’autopsia effettuata giovedì sera nell’Istituto di medicina legale della Sapienza di Roma sulla salma del ventenne picchiato a morte nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo ad Alatri. Venerdì mattina è cominciato nel carcere romano Regina Coeli l’interrogatorio di garanzia di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, due dei sette indagati per omicidio volontario.

L’autopsia – Nel corso dell’autopsia, durata quasi sette ore, Saverio Potenza, medico legale del policlinico di Tor Vergata, ha voluto analizzare ogni singola contusione presente sul corpo del ragazzo. Processo lungo e delicato, soprattutto perché il cadavere presentava numerose ferite ed ecchimosi su braccia e gambe, chiari segni di una colluttazione, ma soprattutto diversi colpi inferti alla nuca, anche se quello mortale pare essere arrivato sulla zona frontale. È ancora da chiarire se la morte sia stata causata da questo colpo, inferto con un oggetto, oppure dalla caduta di Emanuele sul montante posteriore di un’auto parcheggiata. In attesa dell’esito dell’esame tossicologico, che arriverà non prima di un paio di mesi, sono oggetto di attenzione uno svitabulloni segnalato da alcuni testimoni e il manganello con la scritta “boia chi molla” con cui uno dei buttafuori avrebbe colpito Emanuele.

La ricostruzione del pestaggio – Venerdì 24 marzo, Emanuele si trova con la fidanzata Ketty al Music Club Mirò, una discoteca in centro ad Alatri. Tutto comincia al bancone del club, dove inizia una MNB_SRequestManagercolluttazione con Memmo Paniccia, a cui subito si aggiunge un buttafuori, suo amico, e successivamente altri tre. Dopo aver colpito Emanuele, lo trascinano di forza fuori dal locale, dove lui protesta perché la colluttazione non è cominciata da lui. Due amici dei buttafuori, gli attuali fermati Mario Castagnacci, 27 anni, e Paolo Palmisani, 20, cominciano quindi a schiaffeggiarlo, aiutati da uno dei buttafuori che lo colpisce con un manganello. Emanuele, aiutato da un amico, riesce a fuggire da piazza Regina Margherita, seguito dai buttafuori e dal padre di Mario e Paolo che, secondo le ricostruzioni dei testimoni, brandisce uno svitabulloni. Il ragazzo torna però in piazza per cercare la fidanzata e a quel punto viene accerchiato e pestato a morte, al punto da cadere e sbattere la testa sul montante posteriore di una Skoda blu. Agli amici viene impedito di intervenire. Nella piazza sono presenti circa venti persone.

La scarcerazione quel giorno – Mario Castagnacci, il 27enne in carcere con l’accusa di omicidio volontario, il giorno stesso dell’omicidio di Emanuele era stato scarcerato dopo essere stato fermato a Roma il 23 marzo, perché in possesso di 300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish.  Castagnacci viene liberato il mattino dopo con la convalida della tesi difensiva del “consumo di gruppo”. Così, dopo l’omicidio, il Consigliere del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto di aprire una pratica sul giudice di Roma responsabile della scarcerazione del 27enne, richiedendo una verifica della correttezza dell’iter.

Le minacce – Intanto ad Alatri si respira un’aria di forte tensione. Mario Castagnacci e Paolo Palmisani sono stati posti in regime di isolamento nel carcere di Regina Coeli perché si teme possano essere oggetto di linciaggio. Tony Ceccarelli, avvocato di Castagnacci, ha scelto di rinunciare all’incarico a causa di diverse minacce ricevute dai suoi colleghi di Frosinone dopo aver accettato la difesa degli indagati. Alcune intimidazioni sono arrivate anche al ristorante di San Felice Circeo in cui Castagnacci lavorava come cuoco. Le famiglie dei fermati e i loro legali si sono allontanati dalla città.

Un paese sotto shock – La reazione della comunità a un episodio di tale violenza non si è fatta attendere, caratterizzata da caos e desiderio di giustizia, al punto che due giorni fa si è scatenata una rissa tra gli stessi amici e parenti della vittima, poiché alcuni invocavano giustizia privata, altri tentavano di dissuaderli. Una giornalista di La7, Irene Buscemi, è stata aggredita perché tentava di riprendere la scena. Il Comune di Alatri ha emesso un’ordinanza che istituisce una sorta di “coprifuoco” nel paese, istituendo nel centro storico un’area pedonale nelle ore notturne “fino a diversa disposizione”.

Il funerale di Emanuele avrà luogo sabato 1 aprile alle 15.00 alla chiesa di Tecchiena, in provincia di Frosinone, luogo di residenza del ragazzo.