Tutto da rifare, o quasi. Per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate il 26 luglio del 2019 a Roma, la Cassazione ha annullato la sentenza con cui la Corte d’appello aveva condannato i due giovani cittadini statunitensi, Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjort, rispettivamente a 24 e 22 anni di carcere. Non un nuovo processo ma un appello bis: i giudici di secondo grado dovranno nuovamente valutare l’accusa di concorso in omicidio contestata a Hjorth, le circostanze aggravanti e il reato di resistenza a pubblico ufficiale di cui è accusato Elder. Per quest’ultimo resta confermato il reato di omicidio volontario.

Le ragioni della Cassazione – Le difese hanno visto accogliere le proprie tesi dai giudici di legittimità e si dicono soddisfatte: «Ci sarà un nuovo processo sul cuore della vicenda, ossia se i carabinieri si siano o meno qualificati». Il nucleo della questione sta qui, nella riconoscibilità o meno di Cerciello Rega e del collega Andrea Varriale quali pubblici ufficiali, elemento discriminante per la sussistenza delle “circostanze aggravanti” imputate a Elder e sulla configurabilità del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Il procuratore generale (pg) della Cassazione Francesca Loy ha cercato nella sua requisitoria di ridimensionare i dubbi sull’esibizione del tesserino di ordinanza, sostenendo invece come gli imputati fossero a conoscenza dell’identità dei due grazie ad altre circostanze. Per Natale Hjorth, invece, l’accusa di concorso in omicidio deriverebbe dalla sua conoscenza della lingua italiana e dalla consapevolezza del possesso di un coltello da parte dell’amico. Di diverso avviso, invece, i giudici della Suprema Corte che hanno anche deciso di separare, in parte, le sorti processuali dei due imputati. Alla luce dei rilievi della difesa, l’appello bis dovrà rivalutare gli elementi probatori ed esprimersi nuovamente.

Elder Finnegan Lee (a sinistra) e Gabirel Natale Hjort (a destra), i due ragazzi statunitensi accusati dell’omicidio di Cerciello Rega (Ansa)

I fatti – Il 26 luglio del 2019 la strada del trentacinquenne Cerciello Rega si incontra con quella di Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjort, due cittadini statunitensi di 18 e 19 anni in vacanza nella capitale. I due tra le vie di Trastevere cercano di comprare cocaina. Incontrano Sergio Brugiatelli che indica loro un pusher da cui andare, ma vengono truffati. A quel punto, rubano lo zaino di Brugiatelli pretendendo una somma di denaro per la restituzione. All’appuntamento, un’ora più tardi, si presenteranno invece i due carabinieri, Rega e Variale, in borghese. I due, contattati da Brugiatelli in cerca di aiuto, provano a fermare gli americani ma Elder si scaglia contro Cerciello Rega, colpendolo con 11 coltellate in 30 secondi. Il trentacinquenne morirà poco dopo tra le braccia del collega, mentre i due verranno arrestati il giorno dopo nell’albergo che li ospitava, Le Meridien.

Gli elementi da provare – Nel dibattimento sono emerse ricostruzioni diverse sul tesserino d’ordinanza (esibito secondo il superstite Varriale, non mostrato secondo gli imputati) e quindi sulla consapevolezza o meno dell’identità dei due carabinieri. Per il pg Francesca Loy, nonostante la «sottovalutazione» dell’operazione da parte dei due pubblici ufficiali e i loro pantaloncini e t-shirt, i due giovani americani sapevano di trovarsi di fronte appartenenti alle forze dell’ordine. Tesserino a parte, Cerciello Rega e Varriale poco dopo l’acquisto avevano fermato i due a Trastevere, qualificandosi. In più, Natale Hjorth conosceva bene l’italiano e capì che erano carabinieri. Dopo gli ergastoli in primo grado e la riduzione della pena in appello (24 anni a Elder e 22 a Natale Hjort), ora la palla passa di nuovo al secondo grado.